The Handmaid’s Tale, 5 posti simili a Gilead che esistono davvero

Ci sono luoghi nel mondo che non sono poi tanto diversi dalla Gilead di The Handmaid's Tale. Quando la distopia è realtà.

La distopia di The Handmaid’s Tale ci mette da sempre inquietudine, soprattutto perché una società sempre più ingiusta e spaventosa sembra si stia delineando realmente. Nella serie – prodotta dal 2017 al 2025 per sei stagioni, con Elisabeth Moss nei panni di June Osborne – la libertà individuale viene soppressa nell’immaginaria Gilead. Si tratta di una Repubblica patriarcale e totalitaria che “prende il posto” degli Stati Uniti d’America, un luogo in cui tutte le donne sono prive di diritti e sottomesse.

The Handmaid’s Tale - Cinematographe.it

La libertà a Gilead non esiste: le donne fertili – le cosiddette Ancelle, vestite di rosso – sono ridotte in schiavitù e vengono violentate per dare figli a famiglie elitarie. Il tasso di fertilità infatti, è quasi nullo e il regime misogino ha messo in atto questa “soluzione”. Sebbene la storia di The Handmaid’s Tale sia ambientata in un futuro immaginario, esistono luoghi come Gilead nel mondo reale? Ecco cinque posti simili a Gilead che esistono davvero. La sesta e ultima stagione di The Handmaid’s Tale è in esclusiva su TIMVision dall’8 aprile 2025, in contemporanea con Hulu.

The Handmaid’s Tale: i luoghi che somigliano a Gilead

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Sembra difficile crederlo, eppure al mondo ci sono luoghi in cui i diritti delle donne sono limitati – se non inesistenti – dove la libertà individuale è minacciata, la sorveglianza è quotidiana e le relazioni tra le persone dello stesso sesso sono punite con la morte. Gilead è una distopia autocratica e teocratica nata dalle mente di Margaret Atwood – autrice dell’omonimo romanzo da cui è tratta la serie – ma la finzione sembra non essere così distante dalla realtà.

1. Nigeria, uno dei luoghi simili a Gilead

In Nigeria, è comune la violenza contro le persone LGBTIQ+. Qui l’omosessualità è vietata dal Same Sex Marriage (Prohibition) Act, ovvero una legge che è stata emanata nel 2014 dall’ex-Presidente Goodluck Jonathan. Secondo Human Rights Watch, questo è diventato uno strumento usato dagli agenti della polizia per legittimare, di fatto, le violazioni di diritti umani. Vengono perpetrate violenze sessuali, torture, detenzioni e violazioni dei diritti, appunto. La pena massima per gli omosessuali è pari a 14 anni di prigione.

2. Yemen, come in The Handmaid’s Tale

Senza alcun dubbio, lo Yemen è uno dei luoghi peggiori al mondo per le donne. L’Indice Globale delle Disuguaglianze di Genere del WEF – stilato nel 2018 – ha piazzato questo Paese all’ultimo posto della sua lista, tenendo in considerazione criteri come la salute, la parità di genere, l’educazione e l’economia. Si tratta di una società tradizionalmente patriarcale dai diritti limitati per le donne, con il matrimonio infantile legalizzato. Nello Yemen, le donne devono, inoltre, affrontare la mutilazione genitale femminile.

3. Arabia Saudita, le disuguaglianze di genere come a Gilead

In Arabia Saudita, non mancano le disuguaglianze di genere. Nel 2011, l’attivista Manal al-Sharif venne arrestata perché aveva “osato” guidare: all’epoca, infatti, non era permesso alle donne farlo. Nel giugno 2018, però, le cose in questo senso sono cambiate ed è stata stabilita anche l’abolizione del divieto per le donne di praticare sport. Nonostante questo, il sistema di tutela maschile rimane intatto. In base alle leggi attuali, infatti, per studiare, viaggiare, lavorare, essere curate o sposarsi le donne devono, comunque, avere bisogno di un tutore maschio. Chi disobbedisce o denuncia gli abusi può essere arrestato e subire torture.

4. El Salvador, l’assenza di diritti delle donne

In El Salvador, l’aborto è illegale sempre e comunque. Nel 2007, Carmen Guadalupe Vasquez – una ragazza incinta, violentata dal suo datore di lavoro – è stata vittima di un aborto spontaneo: quando ha cercato aiuto, è stata accusata di omicidio aggravato e condannata a trent’anni di carcere. Sono moltissime le donne che sono state arrestate dopo aver chiesto supporto medico in seguito ad aborti spontanei. Ad ogni modo, Vasquez è stata graziata nel 2015, così come Maria Teresa Rivera che era stata arrestata nel 2011 – sempre per un aborto spontaneo – condannata a quarant’anni per omicidio e poi rilasciata, nel 2016, dopo che una campagna internazionale è riuscita a ottenere risultati.

5. Gli Stati Uniti come Gilead?

L’aborto è un tema che ha visto un dibattito particolarmente acceso negli Stati Uniti d’America. Si considerava risolto con la sentenza della Corte Suprema del 1973, Roe v. Wade, che ha permesso il riconoscimento del diritto all’aborto. Purtroppo, però, questo diritto è messo a rischio. Allo stato attuale, ci sono alcuni Stati in cui l’aborto è sempre legale o solo fino a una determinata settimana di gestazione. In alcuni casi, è possibile interrompere la gravidanza se la vita della madre è in pericolo, ma non in caso di incesto o stupro. In Missouri e in Texas, invece, l’aborto è vietato sempre, tranne nei casi di emergenza medica. A causa dell’azione dei conservatori, l’accesso all’aborto sta diventando sempre più limitato in alcuni Stati.

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La storia di The Handmaid’s Tale e Gilead, scritta da Margaret Atwood, è stata ispirata dalla Rivoluzione Islamica del 1978-1979 in Iran, dove una teocrazia limitava i diritti delle donne imponendo anche un codice di abbigliamento. Siamo sicuri che la distopia non sia realtà?