The Investigation: la storia vera dell’assassinio di Kim Wall dietro la serie TV Sky
The Investigation, la serie TV in onda su Sky Atlantic, ricostruisce un fatto di cronaca avvenuto in Danimarca nel 2017: il barbaro assassinio della giornalista Kim Wall.
Il 10 agosto del 2017 Kim Will stava organizzando una festa di commiato da tenere la sera stessa perché, nel giro di pochi giorni, avrebbe lasciato Copenaghen, dove viveva insieme al fidanzato Ole Stobbe Nielsen, per Pechino, città scelta dalla coppia per inseguire nuove avventure personali e professionali. Nata nel 1987 a Trelleborg, in Svezia, la donna aveva studiato prima a Londra, alla London School of Economics, poi a New York, alla Columbia University, in cui aveva frequentato un master congiunto di relazioni internazionali e giornalismo. Come giornalista, stava costruendo una carriera rispettabile, collaborando regolarmente da freelance con varie testate internazionali di prestigio.
Kim Wall: cos’è accaduto la sera della sua scomparsa
Poco dopo aver avviato i preparativi della festa di cui sopra, la donna venne inaspettatamente contattata da Peter Madsen, un imprenditore che, nel 2014, aveva fondato il Rocket Madsen Space Lab e con le proprie mani aveva costruito l’UC3 Nautilus, il suo terzo sottomarino creato ‘artigianalmente’ – per così dire, in casa – e al tempo il più grande sottomarino privato del mondo.
La giornalista aspettava da tempo che Madsen rispondesse alla sua richiesta d’intervista e che si concretizzasse un incontro tra i due. La testata Wired le aveva, infatti, commissionato un articolo sulla figura e l’operato di Madsen. L’uomo, dopo essersi fatto vivo ristabilendo i rapporti precedentemente interrotti dopo il primo contatto, le propose di riceverla quella sera stessa nel suo sottomarino. Kim Wall chiese al fidanzato se voleva accompagnarla, ma lui, per ragioni di opportunità, si negò. Nulla lasciava presagire la tragedia che, sul sottomarino di Madsen, di lì a poco si sarebbe compiuta.
The Investigation: l’assassinio di Kim Wall e tutte le bugie dell’assassino Peter Madsen
La mattina dell’11 agosto, la polizia, allertata dal fidanzato di Kim Wall che non l’aveva vista rientrare a casa, iniziò a perlustrare le acque intorno a Copenhagen: il sottomarino venne avvistato al largo della costa di Køge, circa 30 miglia a sud-est. Peter Madsen, raggiunto per essere interrogato, rese una prima testimonianza: il sottomarino era affondato e lui aveva lasciato Kim Wall a bordo, pensando a mettere in salvo solo la sua pelle.
La prima accusa formulata a suo carico fu quella di omicidio colposo: la polizia sospettava, infatti, che Madsen avesse fatto naufragare di proposito il sottomarino. In seguito, Madsen dichiarò che la donna era morta a causa di un portello che le era caduto accidentalmente in testa. Quando i resti del corpo di Kim Wall vennero ritrovati, tra l’agosto e il novembre dello stesso anno, la dichiarazione di Madsen venne facilmente sconfessata dalla verifica autoptica. Anche la terza deposizione resa da Madsen, secondo la quale la donna sarebbe morta per intossicazione, non trovò alcun riscontro scientifico.
Peter Madsen: un narcisista psicotico
Nel gennaio del 2018, dopo una lunga e accurata investigazione, Madsen venne accusato dell’omicidio, del vilipendio di cadavere e dello stupro di Kim Wall, accusa poi confermata dai giudici, i quali gli riconobbero l’aggravante della premeditazione. La morte della donna sarebbe avvenuta a seguito di uno strangolamento o di uno sgozzamento. A Madsen fu diagnosticato, dagli psicologi criminali incaricati di seguire il caso, un disturbo narcisistico della personalità all’interno di un funzionamento psichico di tipo psicotico. Dalle indagini era anche emerso che, tra l’8 e il 10 agosto, a seguito di una frustrazione professionale che gli aveva provocato un forte stress, Madsen aveva provato a convincere, senza successo, tre donne a salire a bordo del suo sottomarino. Si era, infine, rivolto a Kim Wall proprio per soddisfare un desiderio omicida. Per amore del suo lavoro, Kim Wall aveva poi accettato; la fine cruenta a cui andò incontro non è ora più un mistero.