The Last of Us e la relazione tra Bill e Frank. L’episodio 3 è una lettera d’amore!
The Last of Us ci sorprende con un episodio solo all'apparenza distaccato dal resto, ma nel quale è racchiuso tutto il senso della serie [Spoiler]
È cosa rara trovare espansione narrativa laddove prima esisteva solo un accenno. Trasporre un’opera vuol dire anche questo, comprimere o dilatare, andando oltre ciò che l’originale ha seminato. Con il terzo episodio The Last of Us compie un passo ulteriore nella ricodivica degli adattamenti videoludici, aprendo parentesi che non hanno solo valenza esperenziale o commerciale, ma sono incasellate perfettamente nel senso ultimo del racconto. Non possiamo scindere la storia di Bill e Frank da tutto il resto, men che meno ridurla a semplice puntata bottiglia. Quest’ultima è aperta da entrambi i lati, l’acqua fluisce, riempie e ritorna all’esterno rinnovata.
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In molti direbbero che sì, è un ottimo episodio, ma questo non ne fa un capolavoro tantomeno non rende la serie uno dei migliori adattamenti della storia. Da un certo punto di vista è vero, altri adattamenti hanno compiuto passi più coraggiosi, tuttavia bisogna sempre prendere in considerazione il contesto di appartenenza. The Last of Us è la prima vera trasposizione di un videogioco, nel quale possiamo riscontrare un perfetto passaggio da un medium ad un altro. Long, Long Time, questo il titolo del terzo capitolo, è l’esempio lampante di come si possa dare spessore a personaggi senza doverli rendere delle semplici macchiette. Non solo, abbiamo assisto alla fuoriuscita di Nick Offermann dalla propria comfort zone, regalandoci una performance notevole.
Ad accompagnarlo in questo viaggio troviamo un Murray Bartlett in forma smagliante e in sintonia con il collega. Bill e Frank rappresentano la resistenza dell’essere umano alle avversità, di come anche nello sconforto, nella solitudine si possa trovare conforto nell’altro. L’episodio non è solo questo, vediamo barriere e confini creati da Bill per separarlo dal mondo esterno. Frank compensa tale tratto, ospitando e facendo amicizia con coloro di cui dovrebbe dubitare. Il loro messaggio non è rivolto solo ai protagonisti, ma al pubblico stesso. Potreste dire che è un messaggio semplice, scontato e avreste anche ragione, ma non per questo è meno potente e sincero. Adesso tocca andare oltre la superficie, alle origini della storia.
Le differenze di Bill tra serie e videogioco
In The Last of Us, il videogioco, la storia di Bill è l’esatto opposto di quella mostrata nella serie TV. L’uomo, infatti, vive da solo, lontano da esseri umani e infetti. Conduce una vita solitaria, ha un carattere burbero ed è restio al contatto con altri. Offermann riprende tale tratto del personaggio, ma la sceneggiatura lo fa ricongiungere con Frank che, nel videogioco, conoscevamo solo attraverso ricordi e lettere. Come sappiamo, l’uomo è fuggito dalla fortezza del compagno e queste saranno le parole che Bill dirà a Joel ed Ellie in merito:
“Una volta c’era qualcuno a cui tenevo. Era un partner, qualcuno di cui prendermi cura. Ed in questo mondo, questo genere di merda, serve solo ad una cosa: a farti uccidere!”
Insomma, ci troviamo difronte ad un Bill che non hai mai elaborato la perdita, non è mai andato oltre la propria visione fatalista. Craig Mazin e Neil Druckmann ribaltano tutto ciò, lo espandano proprio perché consci che l’espediente sarebbe stato fondamentale. Ed è qui l’aspetto interessante dell’episodio, la sceneggiatura non va a stravolgere momenti cardine, ma estrapola qualcosa di piccolo senza minare il resto. Si presume che il personaggio nel videogioco sia ancora vivo, mentre la sua controparte televisiva trova la morte, ma non per mano degli infetti. Gli sceneggiatori hanno affermato che il pubblico, quanto i protagonisti, si dovevano confrontare con la morte e il messaggio che Bill lascia a Joel è decisivo nella crescita dell’uomo e del suo rapporto con la giovane Ellie.
Veniamo ora alla storyline di Bill e Frank nella serie di The Last of Us. Il primo ci viene mostrato come un complottista solitario e taciturno. Dopo lo sgombero della città in cui vive, all’inizio della pandemia, comincia a creare una vera e propria fortezza della solitudine. Trappole, bombe, videocamere e tante armi. L’uomo è preparato al peggio, ma ne vediamo anche il lato umano e raffinato. Bill adora cucinare, è un ottimo chef e adora la musica. Un aspetto che sembra cozzare con tutto il resto, eppure dà profondità ad un personaggio che, all’opposto, sarebbe sembrato bidimensionale e stereotipato. In una delle sue trappole ci finisce Frank e dopo averlo salvato tra loro nascerà una profonda, sincera e rispettosa storia d’amore.
La relazione tra Bill e Frank è una lettera d’amore per il pubblico
L’omosessualità di Bill nel videogioco veniva soltanto accennata, quasi sussurrata. I fan ne erano consapevoli, ma non certi. La serie di The Last of Us, invece, non si fa problemi e porta sul piccolo schermo la relazione tra lui e Frank. Anche in questo caso, il pubblico potrebbe affermare che tale trovata è puramente commerciale e che l’omosessualità di Bill serva solo al politicamente corretto, all’assecondare una certa cultura woke. Ci sentiamo di dissentire con tale visione, perché nel terzo episodio non abbiamo trovato niente di forzato, tutt’altro. Certo è che ha una sua valenza di protesta. L’episodio funge anche da provocazione, ma dovremmo dire ben venga. Questo perché la vera storia di The Last of Us non riguarda gli infetti e la pandemia, ma l’umanità rimasta sulla Terra; “gli ultimi di noi”.
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Allora, in una serie che si concentra su ciò che ci rende umani, sul rapporto tra due persone come Joel ed Ellie, un padre e una figlia in divenire, il terzo episodio acquista maggiore valenza espressiva, soprattutto in quella lettera che Bill lascerà a Joel. Con poche parole si racchiude il senso ultimo di Long, Long Time: l’accettazione della morte di Tess e la presa di coscienza nei riguardi della ragazzina. Sono questi dettagli a rendere The Last of Us il miglior adattamento di un videogioco, nonché una serie suggestiva e d’impatto. La CGI, gli easter eggs e le citazioni a nulla varrebbero senza una struttura narrativa degna di nota. Lo sanno bene le serie Marvel, che si affidano a meri espedienti con sceneggiature discutibili.
L’amore tra Bill e Frank ha carattere universale, ci coinvolge tutti a prescindere da qualsiasi orientamento sessuale. Non si può ridurre l’episodio ad un mero espediente, perché Mazin e Druckmann sono andati oltre. Siamo anche certi che The Last of Us farà storcere il naso a molte persone, ad una determinata fetta di pubblico, ma questo fa parte del gioco. Dal canto nostro possiamo ribadire soltanto la forza della serie televisiva. L’interpretazione dell’intero cast non fa altro che accrescere l’aura mitica che sta circondando lo show e non poteva essere altrimenti. Per troppo tempo la fanbase dei videogiochi è stata presa in giro con rifacimenti discutibili, privi di verve e rispetto. The Last of Us è un regalo a tutti coloro che avevano perse le speranze e la storia tra Bill e Frank non è altro che una lettera d’amore al pubblico.