Tutto chiede salvezza – Cos’è un TSO? La storia vera alla base della serie Netflix
Tutto chiede salvezza, serie Netflix disponibile dal 14 ottobre, racconta la storia vera dell'autore del romanzo da cui è tratta, Daniele Mencarelli. Ecco qualche dettaglio su questa interessante storia, che racconta la difficile realtà della malattia mentale.
Tutto chiede salvezza – miniserie italiana in 7 episodi -, è disponibile nel catalogo Netflix dal 14 ottobre. Tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mancarelli, lo show racconta la delicata storia di Daniele, un ragazzo di appena vent’anni che verrà sottoposto ad un TSO. Un’esperienza inizialmente vissuta come una condanna si rivelerà invece un viaggio formativo, nel quale il rapporto con gli altri pazienti e con il reparto dell’ospedale diventerà un’occasione di crescita ed arricchimento personale. A dar vita a questo delicato percorso – della durata di sette giorni – un cast corale formato da volti noti del cinema e della serialità: Federico Cesari (Skam Italia), Fotinì Peluso – vista di recente ne Il Colibrì -, Andrea Pennacchi -Antonio Monte in Petra – Vicenzo Crea, Vincenzo Nemolato, Lorenzo Renzi, Alessandro Pacioni, Filippo Nigro, Ricky Memphis e Carolina Crescentini.
Come si evince dal nome del protagonista, Tutto chiede salvezza non è però un’opera di totale finzione, ma si basa su una storia vera. Daniele Mancarelli, nel suo romanzo, racconta infatti una vicenda autobiografica, ripercorrendo il suo percorso in un reparto psichiatrico e il conseguente TSO a cui fu sottoposto, anche lui a soli vent’anni, nel 1994. Ma cos’è nello specifico un TSO e quanto di realmente vissuto è narrato nella serie Netflix? Sono queste le domande a cui è necessario dare una risposta, per comprendere a fondo il viaggio di un ragazzo che dovrà imparare a “chiedere” – ed ottenere – salvezza.
Tutto chiede salvezza – Cos’è un TSO?
Il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), al centro delle vicende di Tutto chiede salvezza, è un trattamento di natura sanitaria nel quale una persona viene sottoposta a cure mediche a prescindere dalla sua volontà. Attuato principalmente in ambito psichiatrico, è regolamentato dall’articolo 33 della legge n. 833 del 23 dicembre 1978 “Norme per gli accertamenti e i trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, in sostituzione della precedente legge n. 180 del 13 maggio dello stesso anno (la cosiddetta “Legge Basaglia”). Il trattamento – che combina insieme l’aspetto giuridico e quello medico – viene applicato in tutti quei casi in cui il paziente rifiuta cure ritenute invece essenziali, per esempio per mancanza di consapevolezza della propria malattia.
Per questo il TSO riguarda principalmente persone affette da disturbi psichici o mentali, anche se in casi particolari può essere applicato per la prevenzione di malattie infettive o veneree o per malattie professionali – patologie in cui la causa agisce lentamente e progressivamente sull’organismo. Finalizzato esclusivamente alla tutela della salute e della sicurezza del paziente, il TSO psichiatrico – che sostituisce il “ricovero coatto”, indirizzato invece alla salvaguardia della sicurezza collettiva – può essere applicato solamente in tre casi specifici: necessità di trattamenti sanitari urgenti; rifiuto di sottoporsi al trattamento; impossibilità di prendere adeguate misure extraospedaliere. Il trattamento sanitario obbligatorio viene disposto dal sindaco del comune presso il quale si trova il paziente, su proposta di due medici, di cui almeno uno appartenente alla ASL territoriale, e può essere eseguito sia in ospedale sia presso l’abitazione del paziente stesso o in altra sede.
Nel rispetto dei diritti civili e politici e della dignità individuale, il TSO può essere sempre “convertito” in ricovero volontario presso una struttura o un medico scelti dal paziente. Va inoltre tenuto conto che il TSO può avere una durata di massimo sette giorni, prorogabili però su richiesta del medico che si sta occupando del caso. Qualora venga fatto un uso improprio del TSO, teso a minare la libertà personale, si può procedere con una richiesta di risarcimento.
La storia vera alla base della serie Netflix
Tutto chiede salvezza, come accennato, è tratto da una storia vera. La miniserie, diretta da Francesco Bruni, è basata su una sceneggiatura scritta, oltre che dallo stesso Bruni, da Daniela Gambaro, Francesco Cenni e Daniele Mencarelli, autore del romanzo omonimo. Ed è proprio sulla vicenda autobiografica di Mencarelli che si incentra la storia letteraria prima e televisiva poi. Il protagonista Daniele (che nello show ha il volto di Federico Cesari) è infatti l’incarnazione dello scrittore, sottoposto, nell’estate del 1994, ad un TSO. In seguito ad un’esplosione di rabbia – causata dall’aver incontrato un amico d’infanzia il quale ha subito gravi danni in seguito ad un incidente stradale – Daniele si risveglia infatti nel letto di un reparto psichiatrico, dove dovrà trascorrere sette giorni in compagnia di altri cinque pazienti. Dopo aver ricordato ciò che lo ha condotto in quella stanza, Daniele inizierà un percorso nel quale dovrà imparare a mostrarsi per quello che è. Daniele Mencarelli, con il racconto delicato ed intimo della propria vicenda personale, ha conquistato tantissimi lettori, arrivando a concorrere – con Tutto chiede salvezza – per il Premio Strega e a vincere il Premio Strega Giovani. Dopo due anni circa, la vicenda è diventata la serie tv Netflix che ha debuttato lo scorso 14 ottobre.