Westworld 3 – recensione e spiegazione dell’episodio 7
Abbiamo visto in anteprima Passed Pawn, la settima puntata della terza stagione di Westworld, in uscita in Italia il 27 aprile su Sky Atlantic e Now TV.
Elevazione. Passare dalla totale mancanza di controllo ad acquisire finalmente le redini della propria vita. Spogliarsi delle vesti del pedone.
Forse ci siamo, dopo 6 puntate ad arrovellarsi su se stessa questo terzo Westworld ha rivelato le sue carte, dicendoci dove in realtà voleva andare a parare. Vediamo ora se sarà un fuoco di paglia, ritrattato già nel finale di stagione, oppure se almeno si arriverà così alla quarta (di due giorni fa l’annuncio del rinnovo), fin’ora i numeri non sono proprio dalla parte di Nolan e Joy.
A Passed Pawn, diretto da Helen Shaver e scritto da Gina Atwater, viene affidato questo ingrato compito, l’episodio va in onda in contemporanea con gli Stati Uniti su Sky Atlantic e NOW TV, alle 3 di notte fra domenica 26 e lunedì 27 in versione sottotitolata. La terza stagione viene inoltre trasmessa in lingua italiana tutti i lunedì alle 21.15 (e a seguire il nuovo episodio in versione originale).
Ecco il nostro racconto in anteprima.
Westworld 3 – trailer, trama e anticipazioni dell’episodio 7 [SPOILER]
Alla fine dell’episodio cinque abbiamo lasciato Caleb e Dolores intenti a prendere un aereo per andare non è lecito sapere dove, ma non prima di aver ricevuto un pacco presumibilmente contenente uno dei tanti mega cannoni ultratecnologici del nuovo mondo. Indizio inequivocabile che il loro non sarà proprio un viaggio di piacere.
Ora sappiamo dove sono diretti, un luogo che abbiamo già visto e che probabilmente era il motivo per cui la Abernathy ha deciso di buttare un occhio nei ricordi di Serac. Per lo stesso motivo probabilmente non rimarranno soli a lungo e ancora non sanno che a braccarli non c’è più solo la solita Maeve. I motivi in questo senso non sono ancora del tutto chiari.
Mentre Caleb ricostruisce finalmente il suo passato e scopre il suo posto nel mondo, torniamo da William, che, insieme a Bernard e Stubbs intenti a continuare la loro indagine parallela, fugge da quello che rimane dell’ospedale psichiatrico e decide il suo ruolo nella guerra in corso.
Cosa accade in Westworld 3×07? Il nostro sguardo all’episodio della serie HBO
Sfruttando una dilatazione temporale molto libera la settima di Westworld mette mano un po’ a tutte le stroyline dei suoi personaggi, ma riserva il posto d’onore alla coppia Caleb/Dolores, lasciata in panchina nella puntata precedente.
Prima di arrivare a loro però guardiamoci intorno.
Charlotte viene mantenuta in vita alla fine della scorsa puntata con lo scopo di dare una svolta alla sua linea narrativa, la quale, partendo da un presupposto psicologico classico, ma finora ben raccontato, compie un cambio di rotta condivisibile, se si segue il vecchio adagio “semina vento e raccoglierai tempesta”, ma a cui qualche concessione bisogna comunque farla. Così come qualche concessione, l’ennesima nel loro caso, si deve fare alla storia di William, Bernard e Stubbs, il trio di comprimari di questa terza stagione, alle prese con loro continua rincorsa parallela a Dolores. Al primo di loro pare comunque si sia deciso di donare ancora un posticino che, per quanto si limiti a “devo uccidere ogni host che incontro”, sembra collegarsi con la parte “nuova” del Nuovo Westworld. È anche vestito di bianco stavolta, che sia un segno?
Detto ciò eccoci al duo protagonista della stagione. Se pensiamo a quello che ha in mente Dolores non possiamo che trovarci d’accordo con lei: per sconfiggere un Dio ti serve un altro Dio. La sua visita nel centro di ricondizionamento umano inaugurato dal solare Serac per il suo fratello con problemi (è il caso di chiedersi, arrivati a questo punto, sei i problemi li avesse realmente lui tra i due) e poi per tutti gli “outliers” nemici del piano di Rehoboam, ha come scopo quello di farsi una chiacchiera con Salomon, la conferma che a Nolan e Joy piacciono i Re d’Israele e che l’altra versione del Sistema creato dai fratelli francesi ancora esiste, anche se tenuto prigioniero. Il tema legato agli outliers rimane uno dei più interessanti in una scrittura un po’ pigra nell’avventurarsi nei soliti temi filosofici della serie. Tramite Salomon ci viene spiegato non solo che l’unica salvezza per l’umanità sia costruita su dei dati, ma anche che di fatto essi non prevedono la natura umana nell’equazione. Dopotutto il destino degli uomini e quelli degli host non è poi così differente.
Ad ogni modo a lui Dolores chiede di elaborare una strategia per la rivoluzione, ma cosa c’è in più? Lo fa perché il piano previsto da Rehoboam non funzionerà.
Caleb. In tutto ciò che c’entra Caleb? In un loop di rivelazioni continue si scopre che Caleb è stato uno dei primi soggetti ricondizionati perché ostili al Sistema (sorte a cui era condannato anche William) per poi essere stato rimesso in circolazione e sfruttato come sicario per catturarne altri come lui, costantemente tenuto sotto controllo da una droga (la stessa, pare, che gli è stata somministrata nell’episodio 5). Di mezzo c’è il più classico dei traumi e un complesso procedimento per alterare la memoria. Fatto sta che lui è di colpo diventato il candidato perfetto per guidare il nuovo corso dell’umanità, voluto e scelto da Dolores.
Non distruggere la razza umana, ma salvarla, salvare entrambe le specie, condannate dalla visione distorta di Serac, questa è l’intenzione di Dolores, aiutata dal destino che le ha fatto incontrare l’unico uomo in grado di dimostrarle quanto valga la pena percorrere questa strada. Che cosa umana per un robot non trovate? Aggiungetela alla lista.
In finale c’è un combattimento veramente molto suggestivo tra Maeve e la bionda rivoluzionaria, forse a questo si poteva dare più spazio.