Zero: colonna sonora della serie Netflix
Da Madame a Mahmood passando per Marracash.
La colonna sonora della serie Netflix Zero è un elemento fondamentale della narrazione perché porta lo spettatore dentro il mondo del suo protagonista e dei suoi amici. Le canzoni raccontano perfettamente la generazione Z, inquietudini e fragilità, attraverso lo stile e le parole dei musicisti di riferimento. Zero è l’eroe contemporaneo che sul suo destriero, la bici da rider, va dalla periferia alla città, dal Barrio alla Milano bene passando per Piazza Duomo. Timido, riservato, appassionato di manga scopre amore, amicizia, vivendo a pieno il suo potere: l’invisibilità. A sostenere ciò c’è la colonna sonora tra rap e trap, hip-hop e indie, giocando con il pop. La colonna sonora è curata da Yakamoto Kotzuga e include alcune delle hit italiane più recenti da Madame a The Supreme, ma anche canzoni internazionali come Cristobal di Devendra Banhart o Don’t Judge Me di FKA twigs con Headie One e Fred again.
Zero: Marra, il king partito da Barona
Fin dal teaser si potevano ascoltare alcune strofe del brano 64 barre di Paura, pezzo di Marracash con produzione di Marz realizzato proprio per la colonna sonora della serie tv da cui si comprende il mood del prodotto. Nelle sue strofe il rapper fa riferimento al protagonista della serie, Zero che come lui, il king del rap, Marra è “partito da Zero cash / dalle scalette alla prima alla Scala / la mia è una scalata da vero re”. Il tutto raccontato dalla Barona, quartiere dove Marracash e cresciuto e che ha ospitato per l’occasione lo studio mobile di Red Bull durante le riprese del videoclip di 64 barre di Paura.
Un altro testo che lavora proprio a creare questo universo da rapper cattivi, sessisti e duri, è Too Old to Die Young di Guè Pequeno con Shablo, titolo il loro in cui si cita l’omonima serie americana di Ed Brubaker e Nicolas Winding Refn.
Zero: Mahmood e il suo Zero
Al lavoro di Marracash si uniscono quelli di Ghemon, Nitro, Guè Pequeno e Frah Quintale, ma anche Lazza, Anna, Madame e Shablo. Tutti questi artisti lavorano per creare un mondo, quello della periferia e della “gang”, quello del mors tua vita mea che si mescola alla rappresentazione della solitudine giovanile, del senso di disperazione che uno vive e sente – v. Madame e Mahmood.
Nella canzone Zero – testo scritto da A. Mahmood, D. Petrella, D. Faini e prodotto da Dardust, scelto come colonna sonora che chiude la serie -, Mahmood – qui con il ruolo di music supervisor dell’ultimo episodio per il quale ha curato la selezione musicale – racconta la sensazione di smarrimento e di paura.
“Perché fuori è già notte, le nostre voci sono rotte
il buio un cane che non morde, prometto di essere più forte
perché per me sei tutto anche se
in questo mondo siamo Zero, zero, zero, zero
zero, zero, zero, zero
zero, zero, zero, zero
per me sei tutto anche siamo
Zero, zero, zero
zero, zero, zero”
Il protagonista spesso si sente così, uno Zero, ed è per questo che si fa chiamare in questo modo e la canzone racconta l’amore che il ragazzo prova per Anna, un sentimento che supera il suo essere poca cosa nel quartiere, nella bella e maestosa Milano che non culla ma rigetta chi è estraneo alle sue regole.
La canzone mostra l’omonimo protagonista che alla fine sembra prendere le forme di una sorta di supereroe che riesce a tenere sotto controllo il lato oscuro – cosa che nella serie non è capace di fare Awa, la sorella di Zero – per salvare chi ama. Nel brano questa è la metafora perfetta per mettere su carta la difficoltà di relazionarsi con gli altri, il sentirsi in bilico tra il bisogno di essere sé stessi e di non ferire chi ci sta intorno in nome della propria unicità mettendo in un angolo nascosto la propria parte peggiore.
Lungo gli episodi compare anche un’altra canzone di Mahmood, Barrio.
“Cercami nel barrio
Come se, come se fossimo al buio
Nella notte vedo te
Casa mia mi sembra bella
Dici “Non fa per te”
Però vieni nel quartiere
Per ballare con me
Tanto suona sempre il barrio”
Il Barrio di Mahmood è quello di Zero, in cui si è nel buio e si ammira la bellezza della propria “casa”, si sogna il proprio amore, si “cade su queste strade”.
Zero: Madame e il racconto del cuore spezzato
Inevitabilmente compare tra le tracce anche quella di Madame che ha scosso il palco dell’ultimo Festival di Sanremo con Voce, vincendo sia il premio Sergio Bardotti per il miglior testo, che il Premio Lunezia per il valore musical-letterario; entra nella colonna sonora di Zero, per mostrare quanto sia difficile a volte vivere nella propria pelle. Le parole della cantautrice sono presenti nel momento in cui il giovane Zero sente la mancanza di Anna.
“Mi ricordo di te, ah
Ricordo i mille giri sulle giostre su di te
Ho fatto un’altra canzone, mi ricorda chi sono
Ho messo un altro rossetto sopra il labbro superiore.
Negli occhi delle serrande
Si stenderanno e io sparirò
L’ultimo soffio di fiato
E sarà la voce ad essere l’unica cosa più viva di me
Voglio che viva a cent’anni da me
Voglio rimanga negli anni con me
Fumo per sbarazzarmi di lei, ma torna da me”
Canzone perfetta questa perché con essa la cantautrice rappresenta la ricerca della propria identità e di conseguenza la testimonianza della propria esistenza, proprio attraverso la sua arte; Zero cerca sé stesso proprio in quanto sta crescendo e ha bisogno di confermarsi nel quartiere, nella città, nel mondo. Il ragazzo è un italiano a tutti gli effetti eppure la gente spesso lo considera straniero, è un invisibile per questo e perché fa il rider. La voce, è questo ciò che trova lungo la sua avventura.
C’è poi un’altra voce femminile, quella di Ginevra con Rajasthan.
“Prova a chiamarmi adesso
So che ti senti spesso
Come se fossi solo
In questo strano posto..
Senti che carezza questo vento forte
Mi sembra sempre notte
E poi ti sfiorerò la pelle
Che mi ricorderà le stelle
E proveremo cose nuove
Che sono sempre le più belle”
Il testo si fonde perfettamente con i sentimenti provati da Zero e dai suoi amici, tra solitudine, disperazione e un po’ di malinconia.