Addio a Ruggero Deodato, regista e sceneggiatore italiano che ispirò Tarantino e Roth
A confermare la morte, avvenuta a 83 anni, è stato il film-maker Sergio Martino, anche lui autore di cinema di genere.
Ruggero Deodato, storico regista, sceneggiatore e italiano classe 1939 ci ha purtroppo lasciato nelle ultime ore. A confermare la morte del famoso film-maker nostrano è stato il collega Sergio Martino, anche lui regista di genere, che ha pubblicato un post su Facebook ufficializzando la morte dell’artista. Il cinema mondiale piange un autore memorabile che, durante la sua lunga carriera, è riuscito a spaziare tra più generi cinematografici nonostante, erroneamente, gli si attribuisse solamente la paternità di titoli horror, il più famoso e rivoluzionario dei quali è stato Cannibal Holocaust, uscito nel 1980, che fu tempestato di polemiche e critiche per la riproposizione su schermo di scene realistiche dai toni violenti e macabri.
Ruggero Deodato ha esordito come comparsa per poi lanciarsi nella regia e scrittura
Nato a Potenza, Ruggero Deodato, dopo un periodo di permanenza in Danimarca dove ha modo di dimostrare il suo talento da pianista, si trasferisce a 14 anni a Roma dove a modo di conoscere le grandi personalità del cinema dell’epoca. Comincia nel 1955 come comparsa nel film Destinazione Piovarolo, il coraggio e I ragazzi di Parioli di Domenico Paolella, per poi sperimentare fin da subito la regia, anche se con qualche apparizione attoriale alle spalle. Il primo a dargli credito fu Roberto Rossellini che lo volle come aiuto regista per progetti come Il generale della Rovere e Viva l’Italia. Fu però nel 1964 che ha firmato la prima regia con Antonio Margheriti ovvero Ursus, il terrore dei kirghisi mentre quattro anni dopo c’è stato il suo esordio in solitaria alla macchina presa, con Gungala la pantera nuda.
I due film iniziali della carriera di Deodato appartengono al genere avventura, ma all’autore piacque cimentarsi anche con i polizieschi (Fenomenal e il tesoro di Tutankamen, Uomini si nasce poliziotti si muore), le commedie (Donne… botte e bersaglieri, Vacanza sulla Costa Smeralda, I quattro del Pater Noster), i thriller, i gialli e anche l’horror, per il quale ebbe una particolare predilezione. Il suo stile ha ispirato Eli Roth (che citò Cannibal Holocaust con il suo Green Inferno), Quentin Tarantino (spesso nominato dall’autore come una delle sue fonti d’ispirazione) e molti altri. La settima arte italiana piange un grande nome che verrà ricordato per sempre per la sua profonda conoscenza del cinema e la sua vasta genialità creativa.