Angelo Duro sbanca al box office ma scatena le critiche: ” credono faccia lo s…..o per scherzare ma lo sono davvero”
Angelo Duro conquista il cinema con Io sono la fine del mondo: un successo da 3 milioni di euro che divide tra applausi e critiche
“Credono che io faccia lo s…..o e invece lo sono veramente”. Così Angelo Duro, il comico che ha conquistato il pubblico italiano, continua a ridefinire il concetto di comicità. Il suo personaggio cinico, menefreghista, e maschilista, si erge a portavoce di uno stile ambiguo. Non è mai chiaro quando mente, dice la verità o prende in giro gli spettatori. Il suo approccio, senza fronzoli né paura di rompere tabù, gli ha permesso di diventare un fenomeno sociale: dopo aver sbancato i teatri, ha stregato il cinema con il film Io sono la fine del mondo, che ha incassato 3 milioni di euro.
Il successo divisivo di Angelo Duro: tra risate, polemiche e critica social
Sul set, diretto da Gennaro Nunziante, Angelo Duro porta il suo personaggio: un bullo senza scrupoli, eppure in grado di trovare una complicità paradossale con il pubblico. Alla comicità esilarante predilige una pungente, spesso violenta. Gioca con la realtà e la rappresentazione, sfidando la cultura del politically correct, un tema oggi al centro del dibattito sociale. Il successo di Angelo Duro si basa proprio su una contraddizione che affascina. Le battute, per alcuni ripetitive e prevedibili, per altri sono liberatorie: riesce a esprimere ad alta voce quanto in molti pensano ma non osano dire.
Per la giornalista Selvaggia Lucarelli, Angelo Duro è lontana dall’essere un simbolo della destra, come invece sostenuto da alcuni, bensì costituisce una rappresentazione mirata a smuovere le coscienze e a rompere gli schemi. Tuttavia, Io sono la fine del mondo ha ricevuto pure delle critiche.
La sceneggiatura appare monocorde e la recitazione di Duro, che sul palco colpisce per la sua monotonia, risulta meno efficace davanti alla telecamera. Eppure, rappresenta un tipo di “hater”, resa ben nota al pubblico attraverso i social, liberando quelle pulsioni che la società tenta di reprimere.
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