Arrival e il linguaggio alieno alla base del film: ecco com’è stato creato

Lo sceneggiatore di Arrival ha svelato com'è nato il linguaggio alieno alla base del film film con Amy Adams e Jeremy Renner.

Accolto tra il tripudio della critica, con ben otto candidature agli Oscar, il film Arrival, sbarcato al cinema nel 2016, racconta la relazione tra uomini e alieni. La linguista Louise Banks, interpretata da Amy Adams, riesce a mettersi in connessione con due esseri provenienti da un pianeta lontano, che chiama simpaticamente Abbott e Costello.

Dopo che 12 boccioli sono sbocciati sulla Terra tutto il mondo si interroga se costituiscano o meno una minaccia. Mentre l’interrogativo rimane senza risposta, le entità comunicano attraverso particolari disegni con il fisico Ian Donnelly, portato in scena da Jeremy Renner.

Il processo creativo del linguaggio alieno

Arrival creazione linguaggio alieno - Cinematographe.it

Arrival, in onda questa sera alle ore 21.10 su Rai Movie, si distingue dalle altre pellicole del genere per il particolare linguaggio impiegato dalle misteriose creature. Dei logogrammi unici e, in quanto tali, dal fascino magnetico sia per il personaggio interpretato da Renner sia per gli spettatori. Contattato dal magazine Insider, lo scenografo Patrice Vermette ha spiegato come sono riusciti a sviluppare qualcosa di tanto sofisticato.

Nei preparativi di Arrival la produzione ha interpellato linguisti e grafici. D’altronde, la storia ruota proprio attorno all’importanza della comunicazione, non solo tra persone, ma tra civiltà distanti nell’universo. Il problema era che ogni soluzione concepita si rifaceva a forme già familiari all’uomo, in cui riusciva a identificarsi. I consulenti continuavano a proporre idee riprese da antichi codici e sembrava non arrivare mai il punto di svolta.

Arrival creazione linguaggio alieno - Cinematographe.it

Una sera Vermette era a cena con la moglie, l’artista Martine Bertrand, e lei gli propose di occuparsene personalmente. Lui accettò e il giorno seguente, quando tornò a casa, vide ben 15 progetti sul tavolo in cucina. Non appena li guardò capì che era proprio ciò di cui avevano bisogno. Li sottopose allora al vaglio del regista Dennis Villeneuve, ottenendo un responso entusiasta. Fu un momento “eureka”, ha ricordato Vermette.

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