Addio all’Azzurro Scipioni: lo storico cinema di Roma chiude i battenti
Una brutta notizia per tutti i frequentatori delle sale del cinema Azzurro Scipioni dei quartieri Prati, a Roma: lo storico cinema chiude definitivamente.
Chiude l’Azzurro Scipioni, il cinema frequentato anche da Fellini: “Troppe spese, lo Stato non ci ha aiutato”
Una brutta notizia per tutti i frequentatori delle sale del cinema Azzurro Scipioni dei quartieri Prati, a Roma: lo storico cinema al numero 82 di via Scipioni chiude definitivamente. Le più di seimila firme raccolte per salvarlo non sono bastate. “È impossibile sostenere le spese di affitto e bollette che continuano ad arrivare”, spiega il fondatore della sala d’essai, il regista e scrittore Silvano Agosti. Un uomo deluso che ci tiene a precisare che la chiusura del cinema non è stata una sua scelta: “Chi è sul punto di essere fucilato, non decide di morire. E così noi siamo di fatto ammanettati sul patibolo, non abbiamo altra scelta”. Agosti accusa lo Stato, il grande assente in questa storia. Le sale de cinema Azzurro Scipioni sono in attività dal 1982, l’anno prossimo avrebbero festeggiato quarant’anni.
Pochi mesi fa la situazione per l’Azzurro Scipioni sembrava migliorare: “Un giorno il vicesindaco Luca Bergamo mi chiamò per dirmi che il Comune si sarebbe fatto carico dell’affitto. Poi però Bergamo è stato fatto fuori e nessuno ha dato seguito alla sua promessa”. Un cinema molto amato e conosciuto, la cui chiusura ha fatto scalpore in tutta Italia. “Noi abbiamo cercato di contrastare il cinema industriale della cultura conformista e padronale. La gente ha apprezzato tanto. Il mio telefono squilla in continuazione, da tutta Italia mi chiamano per chiedermi se davvero chiuderemo. Nessuno se ne capacita. Non ho mai costruito la mia vita sulle speranze, ma sulle certezze. E qui la certezza è che cinema e teatri sono considerati gli ultimi della lista. Non c’è alcun problema legato alla pandemia. Noi abbiamo cento posti e con il distanziamento ne avremmo avuti trenta. Ogni spettatore sarebbe stato a sei metri di distanza dall’altro. Questo ci sarebbe bastato per andare avanti, insomma non scherziamo: è lo Stato che ha deciso di farci chiudere”.