Biancaneve e il bacio del principe ormai proibito: era incosciente
La versione rinnovata della giostra Snow White’s Scary Adventure di Disneyland scatena un mare di polemiche
E scandalo fu. In una giostra a Disneyland, il bacio non consensuale di un Principe lede la sensibilità comune. Recentemente il parco di divertimenti più famoso al mondo ha rinnovato Snow White’s Scary Adventure, una delle sue giostre originali, che durante la riapertura post lockdown è stata svelata al pubblico. L’attrazione, un viaggio nella fiaba di Biancaneve, è, tuttavia, finita nel mirino delle critiche, riportate da Entertainment Weekly.
Biancaneve: il bacio incriminato
Difatti, Disneyland ha scelto di replicare a fine corsa la stessa scena del classico film d’animazione, vale a dire il “bacio dell’eterno amore” del Principe mentre Biancaneve dorme, al posto pertanto della morte della Regina Grimilde, invece presente nel primo modello della giostra. Lo slancio è stato ritenuto non consensuale poiché, per l’appunto, Biancaneve è addormentata.
A innescare la miccia ci ha pensato il San Francisco Gate: secondo la testata il bacio può essere di vero amore esclusivamente se una persona è conscia di quel che accade. Nella fattispecie, al contrario, il principe trova Biancaneve addormentata sotto l’influsso della Regina Cattiva e, per liberarla, le dà il bacio del vero amore.
The San Francisco Gate ha, dunque, rincarato la dose, chiedendo se qualcuno non sia d’accordo sul fatto che il consenso nelle prime opere Disney sia una questione importante. Ai bambini – si legge – bisogna insegnare che non va bene baciarsi, quando entrambe le parti non hanno stabilito se sono disposte a impegnarsi.
Il giornalista fatica a spiegarsi perché nel 2021 la Disneyland decide di implementare una scena frutto di idee tanto sorpassate su ciò che un uomo può fare a una donna, specialmente appurando l’accento posto dalla società sulla rimozione di problematiche scene da giostre quali Splash Montagna e Jungle Cruise.
La prima era finita nell’occhio del ciclone per i legami con il lungometraggio del 1946 Song of the South, la seconda per alcune “rappresentazioni negative” di popoli indigeni. La soluzione – ha concluso il San Francisco Gate – era semplice: ripensare un finale in linea con lo spirito originale ma politicamente corretto.