Bill Murray senza peli sulla lingua: “Essere famosi è una merda, ma essere ricchi non ha molti svantaggi, a parte le tasse”
L'attore, che ha iniziato la sua carriera al "Saturday Night Live", è diventato uno degli attori cinematografici più famosi degli anni '80 e '90.
Negli anni ’70, il celebre programma della NBC Saturday Night Live ha segnato l’inizio della carriera di alcuni dei comici più influenti degli ultimi cinquant’anni. Tra questi spicca Bill Murray, che si è affermato come uno dei talenti comici più brillanti della sua generazione. Grazie alla sua innata capacità di improvvisazione e al suo umorismo inconfondibile, Murray è diventato una figura chiave del cast dello show per cinque stagioni, gettando le basi per una straordinaria carriera cinematografica.
Il suo successo al cinema è decollato con pellicole iconiche come Ghostbusters (1984) di Ivan Reitman, in cui ha interpretato il carismatico Peter Venkman, ruolo che lo ha consacrato come star della commedia. Nel corso degli anni, Murray ha recitato in film memorabili come Tootsie (1982) di Sydney Pollack, S.O.S. Fantasmi (1988) di Richard Donner e Ricomincio da capo (1993) di Harold Ramis. Tuttavia, il culmine della sua carriera è arrivato con Lost in Translation (2003) di Sofia Coppola, per cui ha ottenuto la sua unica nomination all’Oscar come Miglior attore protagonista, dimostrando una versatilità che va ben oltre la semplice comicità.
Durante gli anni ’80 e ’90, Bill Murray ha raggiunto un’enorme popolarità, diventando uno degli attori comici più riconoscibili di Hollywood. Il suo carisma e la sua ironia tagliente lo hanno reso non solo una star del cinema, ma anche un’icona culturale e un punto di riferimento generazionale. Tuttavia, l’attore non ha esitato a riflettere sulle sfide della fama, spesso con la sua consueta franchezza: “Essere ricchi non ha molti svantaggi, a parte le tasse e i parenti che ti chiedono soldi. Ma essere famosi è un lavoro a tempo pieno, 24 ore su 24.”
Murray ha parlato più volte delle difficoltà legate alla notorietà, definendola un fenomeno complesso e a volte opprimente: “Chiunque diventi famoso diventa un idiota per almeno un anno e mezzo. È un cambiamento così drastico che le persone perdono il senso della realtà. Io concedo a tutti uno o due anni per adattarsi, perché so cosa significa”. L’attore ha poi aggiunto una metafora curiosa: “Conosci la teoria dell’irritabilità cellulare? Se colpisci un’ameba mille volte, la cellula alla fine si trasforma. Ma al millesimo colpo, potrebbe collassare completamente. Essere famosi è un po’ così: all’inizio sopporti tutto, ma a un certo punto non ce la fai più. La millesima persona che ti dice ‘Ciao, come stai?’ ti farà impazzire.”
Murray ha continuato ad approfondire il tema, sottolineando come la fama comporti un costo emotivo notevole: “Essere famosi è un regalo, ma è avvolto in strati di carta e immondizia che devi tagliare per arrivare al nucleo. Quando usciva un mio film e la gente mi riconosceva per strada, le reazioni erano così esagerate che spaventavano me e gli altri. Era snervante. Tutti pensano che sia divertente essere travolti da fan, ma quando succede davvero, può essere un’esperienza sconcertante.”