Black Hole: Rick Famuyiwa alla regia del film tratto dalla graphic novel
Black Hole ha riscosso un enorme successo di critica e pubblico, durante i 10 anni che Burns ha trascorso a scriverlo, oltre a ricevere un Harvey Award, un Ignatz Award e un Eisner Award.
L’adattamento cinematografico a lunga gestazione di Black Hole ha trovato finalmente nuova vita!
Il regista di Dope Rick Famuyiwa ha firmato per scrivere e dirigere un film basato sull’amata graphic novel di Charles Burns Black Hole, basata su un gruppo di adolescenti degli anni ’70 che contraggono una malattia trasmessa sessualmente nota come “l’insetto” che si manifesta in grottesche mutazioni, esplorando i pericoli del risveglio sessuale e dell’alienazione tra adolescenti delle scuole superiori in immagini surreali e provocatorie.
L’adattamento cinematografico della graphic novel composta da 12 numeri è in lavorazione intermittente dal 2005, quando Alexandre Aja era a bordo del progetto. Negli anni successivi, Neil Gaiman e il co-sceneggiatore di Pulp Fiction Roger Avery hanno dato una scossa alla sceneggiatura un paio di volte e David Fincher è stato coinvolto nel progetto per anni alla Paramount, prima di abbandonare nel 2010. Nonostante alcuni rapporti indicassero che Fincher fosse ancora interessato, il film è rimasto nell’inferno dello sviluppo per anni. Secondo THR, Plan B e New Regency ora hanno collaborato per riportare in vita il progetto.
Black Hole ha riscosso un enorme successo di critica e pubblico, durante i 10 anni che Burns ha trascorso a scriverlo, oltre a ricevere un Harvey Award, un Ignatz Award e un Eisner Award. Per quanto riguarda Famuyiwa, il regista si è stato oggetto di chiacchiericcio dopo il debutto al Sundance del suo Dope ed è stato assegnato per dirigere il film tormentato della Warner Bros. The Flash per un periodo, prima di diventare uno dei tanti cineasti che si sono allontanati dal progetto. Da allora, ha diretto il film della HBO Confirmation e il pilot di The Chi di Showtime. Ecco la sinossi ufficiale di Black Hole:
L’ambientazione: la periferia di Seattle, a metà degli anni ’70. Apprendiamo fin dall’inizio che una strana piaga è scesa sugli adolescenti della zona, trasmessa per contatto sessuale. La malattia si manifesta in molti modi diversi: dall’orribile grottesco al sottile (e occultabile) – ma una volta che ce l’hai, è finita. Non si può tornare indietro. Mentre abitiamo le teste di diversi personaggi chiave – alcuni ragazzi che ce l’hanno, alcuni che non ce l’hanno, alcuni che stanno per contrarla – ciò che si svolge non è la battaglia prevista per combattere la peste, o portare ad una maggiore consapevolezza, o nemmeno per trattarla. Ciò di cui siamo testimoni è invece un affascinante e inquietante ritratto della natura stessa dell’alienazione scolastica – la ferocia, la crudeltà, l’implacabile ansia e la noia, il desiderio di fuga. E poi iniziano gli omicidi.
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