Blake Lively contro Jason Baldoni: la denuncia ufficiale al New York Times e la replica dell’attore
Blake Lively ha intentato una causa contro il suo co-protagonista e regista Justin Baldoni, accusandolo di molestie sessuali e di aver orchestrato una campagna diffamatoria contro di lei. L’attrice sostiene che le accuse siano emerse in seguito alla sua denuncia di comportamenti inappropriati avvenuti durante le riprese del loro film del 2024, It Ends With Us.
Lively, 37 anni, aveva già presentato una denuncia legale lo scorso dicembre, descrivendo dettagliatamente le presunte cattive condotte di Baldoni, 40 anni, con cui si dice avesse avuto frequenti contrasti sul set. La nuova causa, depositata il 31 gennaio presso la corte federale di New York, accusa Baldoni e il suo team – inclusi la sua casa di produzione Wayfarer, la responsabile PR Jennifer Abel e la consulente di crisi Melissa Nathan – di aver avviato un piano strategico per distruggere la reputazione dell’attrice in ritorsione per le sue denunce. Secondo i documenti legali, questo piano sarebbe stato “meticolosamente orchestrato” per scoraggiare Lively e altri membri del cast dal parlare del presunto ambiente ostile creato da Baldoni e dal CEO di Wayfarer, Jamey Heath.
Blake Lively contro Justin Baldoni: accuse, denunce e contro-denunce
Lively ha dichiarato che già prima dell’inizio delle riprese aveva espresso preoccupazioni sul comportamento del regista. Tra le accuse, vi è l’improvvisazione di scene di intimità non concordate e non coreografate, senza la supervisione di un coordinatore per l’intimità. Un episodio particolarmente controverso riguarda l’insistenza di Baldoni nell’inserire una scena esplicita di sesso, giustificandola con motivazioni personali.
L’attrice ha inoltre accusato Baldoni di averle rivolto domande inappropriate sulla sua relazione con il marito, l’attore Ryan Reynolds, e di aver discusso apertamente con lei delle sue precedenti esperienze sessuali e delle “vecchie dipendenze dal porno”. Anche Heath, secondo Lively, avrebbe partecipato a conversazioni inappropriate e utilizzato termini sessualizzanti nei confronti delle donne presenti sul set. Nonostante diversi tentativi di affrontare il problema, Lively ha dichiarato che l’ambiente lavorativo è rimasto ostile. A gennaio, ha organizzato un incontro con tutto il team per discutere misure che garantissero un ambiente più sicuro.
Le tensioni si sarebbero ulteriormente aggravate durante la fase di promozione del film. Secondo Lively, Baldoni avrebbe cambiato l’approccio alla campagna di marketing, spostando il focus sulla violenza domestica rappresentata nella trama, anziché sulla resilienza del personaggio principale, Lily. Questo avrebbe portato a speculazioni sui social media, con numerosi membri del cast e della troupe che avrebbero smesso di seguire Baldoni online. Secondo Lively, proprio in quel periodo Baldoni e il suo team avrebbero avviato una campagna di “manipolazione sociale” per distruggere la sua immagine pubblica.
Le contro-denunce di Baldoni
L’avvocato di Baldoni, Bryan Freedman, ha negato tutte le accuse mosse da Lively e ha annunciato che il regista intende intentare una causa contro di lei. Lo stesso giorno in cui Lively ha depositato la sua denuncia, Baldoni ha avviato una causa da 250 milioni di dollari contro il New York Times, accusando il giornale di diffamazione e invasione della privacy. La denuncia di Baldoni sostiene che il Times abbia deliberatamente decontestualizzato comunicazioni private per favorire la narrazione di Lively. Freedman ha dichiarato che le future azioni legali di Baldoni porteranno alla luce una “verità sconvolgente” per coloro che hanno creduto a una versione dei fatti “palesemente falsa”.