Challengers: il regista e i protagonisti spiegano il finale del film del momento
Luca Guadagnino svela cosa succede subito dopo l'epica partita di tennis.
Uno dei film più chiacchierati degli ultimi giorni è senza dubbio Challengers, il dramma romantico diretto da Luca Guadagnino. Sul film si è già detto molto, soprattutto sul suo finale, in cui si sceglie di non chiudere del tutto la storia, cosa che ha dato adito a diverse interpretazioni al riguardo. Non c’è modo migliore di capire qualcosa che chiedere ai diretti interessati.
Challengers, spiegato dal suo autore
Challengers ruota attorno a una partita di tennis tra Patrick (Josh O’Connor) e Art (Mike Faist). Una partita molto equilibrata in cui ciascuno di loro vince un set, con il terzo che decide chi alla fine avrà la meglio. Tutto però cambia quando Patrick fa capire ad Art di essere andato a letto con Tashi (Zendaya), una sua ex, quando lei e Art erano già insieme.
Poco dopo, il film si chiude con Art e Patrick che si abbracciano, dopo che uno dei due ha effettuato uno spettacolare salto sopra la rete per raggiungere l’altro. Non sapremo mai chi ha vinto la partita, poiché per lo sceneggiatore Justin Kuritzkes la chiave dell’intero film è che i tre personaggi cercano di riconnettersi da anni e di “tornare a quel momento della loro giovinezza in cui non era così tanta tensione, in cui c’era una sorta di gioia innocente nello stare insieme.”
Kuritzkes, inoltre, ha sempre avuto ben chiaro che il vincitore dell’incontro era irrilevante, nonostante l’idea di offrire allo spettatore un risultato dello scontro fosse stata studiata da tempo: “Si è discusso molto sulla natura aperta del finale del film. In diversi momenti del processo, c’è stata pressione per fare chiarezza, o dichiarare un vincitore, o far sapere al pubblico cosa finisce per accadere a queste persone. Sono sempre stato piuttosto militante riguardo al fatto che, per me, una volta che tutte le carte sono in tavola, una volta che nessuno rimane senza dire nulla, il film finisce.”
Cosa ne pensano i protagonisti
Ovviamente lo sceneggiatore può pensare una cosa e gli attori vederla in un altro modo, ma per Josh O’Connor questo è il momento che riunisce Patrick, Art e Tashi: “Alla fine del film si ritrovano. Hanno tutti cercato un modo e hanno commesso errori terribili, cercando un modo per soddisfare quel bisogno, quella fame reciproca. E ognuno cerca di trovare la propria strada in modi diversi. Per Art, forse significa lasciare il tennis e stare con la sua famiglia, riconnettersi con sua moglie. Per Tashi si tratta di ritrovare nel tennis quella soddisfazione che aveva perso quando la sua carriera venne interrotta. Per Patrick, è anche trovare quel senso di fluidità quando giocava a tennis con Art da giovane, o quando guardava Tashi giocare a tennis da giovane.”
Mike Faist ritiene che si tratti di uno di quei finali in cui “tutti hanno ragione e tutti torto“ e che ciò che è veramente importante è che “le persone lasceranno il cinema ancora coinvolte nel film e nel materiale, il che è una gioia per me.” Zendaya confessa che il finale del film “è confuso” e che sua madre lo ha interpretato in modo totalmente diverso:
“Mia madre ha letto il finale in modo molto diverso. Mia madre dice: ‘È arrabbiata perché si rende conto che non hanno più bisogno di lei’. Mia madre lo stava guardando seduta dietro di me e ogni volta che il mio personaggio faceva qualcosa di brutto o tradiva suo marito o altro, lei mi diceva: ‘Perché lo hai fatto?’ Era molto arrabbiata con Tashi.”
La visione di Luca Guadagnino
Da parte sua, il regista celebra il fatto che Challengers provochi esattamente quella reazione: “Non è bello avere un finale aperto che piace alla gente? Perché tutti dicono: ‘No, mai un finale aperto, devi sapere come va a finire?’.”
Naturalmente, non esita a chiarire che l’ultima scena chiude il cerchio iniziato in quella scena che stava per concludersi con un rapporto a tre tra i protagonisti: “Da 13 anni rappresentano la possibilità di tornare in quella camera d’albergo per riconnettersi con quel bellissimo momento di fioritura dei desideri e dell’innocenza. E, allo stesso tempo, sentirsi a proprio agio l’uno con l’altro, proprio come se fossero lì. Quindi durante l’intero arco narrativo, questo è ciò che cercano di fare. E infine, con la rivalità a un livello così alto, il triangolo si è finalmente ritrovato nello stesso posto, ma ora è in campo.”
Per quanto riguarda il risultato, sottolinea anche che “avevo bisogno che fosse molto, molto visivo e davvero coinvolgente in modo che il pubblico capisse quanto significasse per loro non picchiare l’altro, ma essere di nuovo insieme, tutti loro “. Infatti, non ha problemi a sottolineare quello che secondo lui succede subito dopo la partita: “Tornano nella camera d’albergo…”
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