Chi è Nilde Iotti? Vita e opere della politica italiana interpretata da Anna Foglietta nella fiction Storia di Nilde
Nilde Iotti è stata una delle figure più importanti di tutta la storia della politica italiana.
È stata la prima donna nella storia dell’Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, ovvero quella della presidenza della Camera dei deputati. Un incarico che detenne per quasi 13 anni durante tre legislature, dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992. Tuttora rappresenta il più lungo mandato come presidente della Camera dall’istituzione della Repubblica. Stiamo parlando di Nilde Iotti, la politica italiana scomparsa il 4 dicembre 1999 a 79 anni.
A lei, la Rai ha dedicato nel 2019 un docu-fiction, intitolato Storia di Nilde, diretto da Emanuele Imbucci e con protagonista Anna Foglietta. Il film racconta, attraverso ricostruzioni filmate, materiali di repertorio e testimonianze illustri, la vita di Leonilde Iotti detta Nilde, sia dal punto di vista politico che privato: viene infatti dato molto spazio alla vita sentimentale della Iotti, dalla sua relazione con Palmiro Togliatti alla loro convivenza, allietata dall’adozione di Marisa Malagoli, sorella di un operaio morto durante una manifestazione al momento in cui, nel 1979, le viene offerta da Enrico Berlinguer la carica di Presidente della Camera dei deputati.
Chi era Nilde Iotti?
Nilde Iotti nacque a Reggio Emilia il 10 aprile 1920. La sua adolescenza non fu affatto facile: suo padre Egidio, ferroviere e sindacalista socialista, perse il lavoro a causa del suo impegno politico per poi morire nel 1934. Frequentò l’Università Cattolica di Milano dove si laureò in lettere nel 1942. Come insegnate ebbe anche Amintore Fanfani, cinque volte presidente del Senato, sei volte presidente del Consiglio dei ministri e nove volte ministro della Repubblica.
In conformità alle regole della Leva fascista, il 5 ottobre 1942 venne iscritta al Partito Nazionale Fascista presso la Federazione dei Fasci Femminili di Reggio Emilia, condizione peraltro indispensabile per poter svolgere l’attività di insegnante pubblico. A seguito della situazione in cui era precipitata l’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, iniziò ad interessarsi alla politica, avvicinandosi prima al PCI per poi partecipare alla Resistenza, svolgendo inizialmente la funzione di staffetta porta-ordini per poi aderire ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI.
Eletta nel dopoguerra presidente dell’Unione Donne Italiane di Reggio Emilia, nella primavera del 1946 entrò nel consiglio comunale della città di Reggio Emilia come indipendente nelle file del Partito Comunista Italiano, aderendovi poco dopo. Nel giugno dello stesso anno venne candidata ed eletta membro dell’Assemblea Costituente, nella quale fece parte della Commissione dei 75, incaricata della stesura della Costituzione. Nel 1946 iniziò la sua relazione con il Segretario Nazionale del PCI, Palmiro Togliatti, di 27 anni più anziano che durerà fino alla morte del leader comunista, nel 1964. Il loro legame divenne pubblico nella contingenza dell’attentato del 1948 e i due chiesero e ottennero l’affidamento di una bambina orfana, Marisa Malagoli, sorella minore di uno dei sei operai uccisi a Modena da agenti della Celere il 9 gennaio 1950, nel corso di una manifestazione operaia.
Rieletta nel 1948 alla Camera dei deputati, sedette tra i banchi di Montecitorio sino al 1999 e per lungo tempo ne presiedette l’Assemblea: venne infatti eletta Presidente della Camera dei deputati per tre volte consecutive, ricoprendo così quella carica per 13 anni, dal 1979 al 1992. Nel 1956, entrò a far parte del comitato centrale del Partito e nel 1962 della direzione nazionale. Rieletta nel 1963 alla Camera, fu membro della Commissione Affari Costituzionali, incentrando la sua attività sulla rilevanza del ruolo femminile nel mondo del lavoro e delle relazioni familiari. Negli anni successivi il suo impegno principale risultò essere la riforma delle norme civili, quali l’introduzione del divorzio nell’ordinamento giuridico e nel successivo mantenimento attuato col referendum abrogativo del 1974.
Nel clima di distensione tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano, maturò in quegli anni la proposta di eleggere Nilde Iotti come prima donna presidente della Camera. All’apertura della VIII legislatura, le forze politiche concordarono sulla necessità istituzionale di eleggere un appartenente dell’opposizione alla terza carica dello Stato. Al rifiuto di Pietro Ingrao di proseguire nel ruolo istituzionale, la scelta ricadde su Nilde Iotti, eletta al primo scrutinio con 433 voti favorevoli su 615 votanti. Il suo discorso di insediamento pose al centro la figura della donna nella società, l’imparzialità politica e le misure necessarie per combattere il terrorismo.
Nel 1987 ottenne un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Cossiga che si concluse senza esiti; fu la prima donna e la prima esponente comunista ad arrivare tanto vicino alla Presidenza del Consiglio. Nel 1991, a seguito di indiscrezioni secondo le quali lo stesso Cossiga voleva nominarla senatrice a vita, fece sapere di non essere interessata, preferendo rimanere presidente della Camera. Nel 1992 fu inoltre la candidata di sinistra alla Presidenza della Repubblica. Nel IV scrutinio ottenne 256 voti, ancora oggi il più alto numero di consensi ottenuti da una donna nel collegio elettorale.
Durante la sua vita ricevette inoltre numerose mansioni di prestigio quali: la presidenza della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali costituita il 9 settembre 1992 (dal marzo 1993, subentrando al dimissionario Ciriaco De Mita, sino al 7 aprile 1994); la presidenza della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (1996 – 1999), di cui fu anche vicepresidente nello stesso periodo. Rinunciò a tutti gli incarichi il 18 novembre 1999 a causa di gravi problemi di salute. La Camera dei deputati accolse le sue dimissioni con un lunghissimo applauso. Nilde Iotti morì pochi giorni dopo le sue dimissioni, il 4 dicembre 1999, per arresto cardiaco, alla clinica Villa Luana di Poli, presso Roma. I funerali di Stato furono tenuti con rito civile secondo sue disposizioni, poiché era atea. È sepolta presso il Cimitero del Verano di Roma.