Clint Eastwood e la controversa riposta all’Oscar più famoso della storia: fu definito razzista
La controversa risposta di Clint Eastwood al rifiuto di Marlon Brando ai Premi Oscar del 1973.
Passano gli anni e le cerimonie degli Oscar, ma ancora non riusciamo a dimenticare uno dei momenti più controversi nella storia dell’evento più importante di ogni stagione dei premi. Lungi dal riferirci al famigerato schiaffo di Will Smith a Chris Rock, il momento che stiamo prendendo in esame è il rifiuto di Marlon Brando di accettare l’Oscar come miglior attore protagonista per il suo lavoro ne Il Padrino di Francis Ford Coppola.
Questo aneddoto è avvenuto in occasione della 45esima edizione degli Academy Awards di Hollywood, avvenuta nel 1973. Roger Moore e Liv Ullmann erano sul palco per consegnare il premio al miglior interprete dell’anno, dopo aver annunciato i candidati e svelato al pubblico il nome del vincitore. Sale sul palco Sacheen Littlefeather, attivista indigena che ha rifiutato la statuetta a nome di Marlon Brando, non presente alla cerimonia di premiazione.
La donna Apache ha poi tenuto un potente discorso, in cui ha spiegato le ragioni per cui l’interprete ha deciso di opporsi all’organizzazione. Fulcro del discorso è stato il trattamento che l’industria cinematografica e televisiva ha sempre riservato agli indiani d’America nelle loro produzioni, ma è virato anche verso la politica statunitense vista la recente occupazione di Wounded Knee, avvenuta il 27 febbraio 1973. Un’accusa politica inaspettata che lasciò l’opinione pubblica sbalordita e, alla quale, l’Academy reagì solamente mezzo secolo dopo.
Ci sono voluti 50 anni affinché l’AMPAS pubblicasse delle scuse formali per il trattamento ricevuto da Littlefeather dopo la sua partecipazione agli Oscar del ’73. “Una dichiarazione potente che continua a ricordarci la necessità del rispetto e l’importanza della dignità umana. Gli abusi subiti a causa di questa affermazione erano sproporzionati e ingiustificati. Il costo emotivo che ha vissuto e il costo della sua carriera nel nostro settore sono irreparabili. Per troppo tempo il coraggio che hai dimostrato non è stato riconosciuto. Per questo motivo porgiamo le nostre più sentite scuse e la nostra sincera ammirazione”.
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Tuttavia, molti non decisero di prendersi così tanto tempo per riflettere su ciò che accadde quella notte. Oltre ai fischi delle persone poco rispettabili presenti alla cerimonia, l’attivista ha riferito che John Wayne ha tentato di aggredirla per allontanarla dal palco, cosa che diverse guardie di sicurezza sono riuscite a evitare.
Quello che è riuscito ad esprimere la sua opinione in pubblico poco dopo il discorso di Littlefeather è stato Clint Eastwood, incaricato di consegnare l’Oscar per il miglior film dell’anno, andato proprio a Il Padrino. L’attore e regista, prima di iniziare la lettura dei candidati e di annunciare il vincitore, non ha esitato a fare una battuta accompagnata da uno dei suoi leggendari sorrisi sbilenchi, che il pubblico ha accolto con un applauso e per il quale, in seguito, è stato accusato di essere razzista: “Non so se dovrei consegnare questo premio in onore di tutti i cowboy che sono stati uccisi nei film western di John Ford nel corso degli anni.”
Tralasciando le scuse tardive alle quali la stessa Littlefeather (morta pochi mesi dopo) ha risposto con non poco senso dell’umorismo: “Noi indiani siamo persone molto pazienti, sono passati solo 50 anni!” –, ciò che è veramente degno di nota è che questa controversia ha aperto la strada alle attuali cerimonie di premiazione, in cui le rivendicazioni sociopolitiche sono all’ordine del giorno: #MeToo, cambiamento climatico o, più recentemente, il genocidio israeliano a Gaza.
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