Coronavirus: a Barcellona cinema chiusi per una una seconda ondata
"La chiusura del cinema è un disastro", ha detto a Variety Camilo Tarrazón, presidente della Catalan Exhibitors Union.
Meno di un mese dopo la riapertura del 26 giugno, i cinema di Barcellona sono stati costretti a chiudere nuovamente a causa di un aumento dei contagi di Coronavirus
Annunciato venerdì 18 luglio e in atto da sabato 19, la chiusura obbligatoria per una seconda ondata di Coronavirus è stata fortemente contestata dai municipi della zona di Barcellona, mettendo carne sul fuoco del dibattito nazionale su quanto sia sicuro andare al cinema.
In netto contrasto con la chiusura dei cinema di Barcellona, il re Felipe VI di Spagna e la regina Letitia sono stati visti sabato sera mentre partecipavano a un film in un multiplex a Madrid in un gesto di sostegno ai settori della distribuzione e agli espositori.
Sabato, inoltre, la polizia di Barcellona è stata costretta a chiudere una vasta area delle spiagge della città dopo che i bagnanti continuavano a godersi il feroce sole estivo, molti senza mascherina o distanze sociali, nonostante le suppliche del governo catalano di rimanere a casa per limitare i contagi di Coronavirus.
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“La chiusura del cinema è un disastro“, ha detto a Variety Camilo Tarrazón, presidente della Catalan Exhibitors Union. “In termini immediati, ha continuato, la perdita dei cinema potrebbe dissuadere i distributori dal far uscire i loro titoli più importanti, proprio quelli più necessari per risollevare il botteghino. Inoltre, lo shutdown invia segnali del fatto che i cinema non siano luoghi sicuri quando invece hanno implementato scrupolosamente le misure di sicurezza e altre forme di svago in cui davvero si rischia il Coronavirus – feste in strada, ad esempio – continuano a Barcellona“.
Provocando un’enorme frustrazione tra gli espositori di Barcellona, il blocco arriva proprio nel momento in cui il bottehino spagnolo ha visto il primo segno di ripresa il 15 luglio, con “Scoob!” che ha debuttato con € 107.000 ($ 121.000).
Ora la grande domanda è se i sindaci di Barcellona e delle città dell’entroterra possano strappare un’eccezione al provvedimento del governo catalano. O se la minaccia del governo di trasformare le raccomandazioni di rimanere a casa in un obbligo diverrà realtà.