David Cronenberg annuncia di aver chiuso col genere horror
David Cronenberg parla dell'evoluzione del genere horror negli ultimi decenni, definendolo un qualcosa non più liberatorio come prima per lui.
Grazie a film come Brood, Scanners, e La mosca, David Cronenberg è uno dei registi più lodati nel mondo dell’horror, anche se potrebbe abbandonare il genere per sempre
Con il suo ultimo film horror del 2002, Spider, con protagonista Ralph Fiennes, David Cronenberg ha dichiarato che tanti progetti horror sono così ripetitivi da convincerlo sempre di più a non tornare a lavorare sul genere per progetti futuri.
“Mi sono stati offerti tanti progetti e via dicendo, ma sembravano soltanto una ripetizione di quello che avevo già fatto e quindi non erano interessanti per me” ha risposto Cronenberg a Entertainment Weekly, quando gli è stato chiesto del suo ritorno al genere horror. “Penso che la ragione per cui io mi sono allontanato dall’horror sia proprio il fatto che non è più liberatorio come lo era all’inizio, ed è un genere capace di trasmettere davvero molto di più di semplici spaventi, se creato da persone talentuose. Non è più liberatorio, ma restrittivo. Penso che in tutti i miei film ci sia ancora questa struttura alla base di tutto, ma non vedo possibilità di ritorno al genere. Poi chi lo sa, mai dire mai“.
David Cronenberg: il regista al lavoro su una serie TV
Negli ultimi anni, il regista ha iniziato a esplorare il piacere della narrazione e del racconto attraverso altri mezzi di comunicazione, cosa che potrebbe significare un suo abbandono del mondo del cinema: “Ho scritto un romanzo (Divorati del 2014) e devo dire che mi è piaciuta molto questa esperienza. Penso che nei romanzi si possa fare delle cose che non sono consentite all’interno di un film. Sono tornato da poco dalla Mostra del Cinema di Venezia e ho partecipato a un panel con Spike Lee e tante altre personalità importanti, per parlare del futuro del cinema. Gran parte della conversazione si è focalizzata su Netflix, e sulle serie streaming, e io ho detto che per me, tutte queste cose appena menzionate, rappresentano il futuro del cinema. Se finirò a fare qualcosa del genere sarà qualcosa di totalmente diverso per me. Ovviamente sarebbe un grandissimo impegno di tempo. Fare 8 ore di televisione è tanto. Ma ripeto, una serie la puoi romanzare di più rispetto a un film. Quando devi paragonare i due prodotti, un film può essere considerato una sorta di storia breve piuttosto che un romanzo e la complessità narrativa che puoi affrontare in una serie è davvero molto interessante“.