Denis Villeneuve sull’amicizia tra Timothée Chalamet e Zendaya: “è stata fondamentale per Dune Parte 2”
Il regista ha inoltre toccato il tema di un possibile terzo capitolo della saga di Dune
Il regista Denis Villeneuve ha condiviso dettagli sull’importanza delle dinamiche tra gli attori di Dune: Parte Due durante il panel del film al Deadline Contenders di Los Angeles. Villeneuve ha sottolineato come l’amicizia sviluppatasi tra Timothée Chalamet e Zendaya al di fuori del set abbia giocato un ruolo chiave nel dare vita alla relazione tra i loro personaggi, Paul Atreides e Chani.
Il regista Denis Villeneuve ha inoltre toccato il tema di un possibile terzo capitolo della saga di Dune.
Chalamet e Zendaya si erano incontrati brevemente durante le riprese del primo capitolo e, nel tempo, hanno costruito un legame più profondo anche attraverso le attività promozionali. Questa connessione personale, secondo Denis Villeneuve, è stata fondamentale per rappresentare sullo schermo la nascita e l’evoluzione dell’amore tra Paul e Chani, uno dei fulcri narrativi del film. Il regista ha dichiarato di aver lavorato intensamente per catturare questa alchimia davanti alla telecamera, sottolineando come la relazione tra i due personaggi sia al centro della storia, intrecciata con le pressioni politiche e sociali che minacciano di distruggerla.
Denis Villeneuve ha anche parlato di Austin Butler nel ruolo di Feyd-Rautha, antagonista centrale del film. Ha descritto il personaggio come un mix tra un killer sociopatico e una figura carismatica, paragonandolo a una fusione tra Mick Jagger e un predatore psicologico. Per costruire il ruolo, Villeneuve e Butler hanno lavorato attraverso esercizi sul movimento, approcciando il personaggio come un ballerino che esprime la propria essenza attraverso il corpo.
Il regista ha inoltre toccato il tema di un possibile terzo capitolo della saga di Dune. Denis Villeneuve ha spiegato che non era nei suoi piani iniziali, ma che ora vede l’opportunità di completare il percorso narrativo di Paul Atreides affrontando una delle principali critiche mosse al primo libro: l’errata interpretazione del protagonista come figura di un salvatore.