Dove non ho mai abitato: il nuovo film di Paolo Franchi da ottobre nelle sale
Dopo il trionfo a Roma con E la chiamano estate, Paolo Franchi dirige Dove non ho mai abitato, che vede un cast guidato da Emmanuelle Devos.
Lucky Red ha annunciato che Dove non ho mai abitato, nuovo film diretto da Paolo Franchi, arriverà nelle nostre sale il 12 ottobre.
Prodotto da Pepito Produzioni in collaborazione con Rai Cinema, il film è stato scritto dallo stesso Franchi assieme a Rinaldo Rocco e Daniela Ceselli. Per il regista, Dove non ho mai abitato è il quarto film, dopo La spettatrice, Nessuna qualità agli eroi e E la chiamano estate, quest’ultimo presentato nel 2012 al Festival Internazionale del Film di Roma dove ha vinto il premio per la miglior regia e quello per la miglior interpretazione, andato a Isabella Ferrari.
Il cast del film è composto da Emmanuelle Devos, Fabrizio Gifuni, Giulio Brogi, Hippolyte Girardot, Isabella Briganti e Giulia Michelini.
Descritto come più vicino alle atmosfere del suo lungometraggio di esordio, Dove non ho mai abitato è la storia di Francesca (Emmanuelle Devos), una cinquantenne figlia del noto architetto Manfredi (Giulio Brogi), trasferitosi a Torino dopo aver perso la moglie e che riceve le visite della sua unica figlia molto raramente. Francesca vive ormai da anni a Parigi assieme alla figlia ora adolescente e al marito Benoît (Hippolyte Girardot), un finanziere di sessant’anni introverso ma molto protettivo nei suoi confronti.
Dopo essersi infortunato a casa, Manfredi chiederà a Francesca di supervisionare il progetto di una villa sul lago a cui stava lavorando, così da poter passare un po’ di tempo con la figlia. Questa si ritroverà così a collaborare con Massimo (Fabrizio Gifuni), pupillo del padre che, ormai sulla cinquantina, ha dedicato tutta la vita alla carriera di architetto, finendo per vedere il rapporto con la compagna Sandra (Isabella Briganti) deteriorarsi inesorabilmente. Dopo un primo approccio piuttosto complicato, Massimo e Francesca cominciano ad andare d’accordo fino a veder nascere fra loro una sintonia professionale e un sentimento che, forse per la prima volta, gli permetterà di confrontarsi con se stessi e con il loro destino.