La battaglia di Algeri: a Venezia 73 il film restaurato di Gillo Pontecorvo
La battaglia di Algeri, il film di Gillo Pontecorvo, è stato presentato alla 73ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia domenica 4 settembre in occasione del 50° anniversario del Leone d’Oro, con l’introduzione di Yacef Saadi, combattente del Fronte Nazionale di Liberazione algerino e successivamente impegnato in prima persona nella produzione del film, anche in veste di attore.
L’edizione restaurata della versione franco-araba de La battaglia di Algeri (Italia-Algeria/1966, 121’) è opera della Cineteca di Bologna e Istituto Luce – Cinecittà, in collaborazione con Igor Videocine Produzioni, Surf Film Srl, Casbah Entertainment Inc. e CultFilms, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata.
1966: Leone d’Oro. 2016: il ritorno al Lido nel nuovo restauro. Venezia 73 rende omaggio al film di Gillo Pontecorvo, La battaglia di Algeri
La battaglia di Algeri è un film di Gillo Pontecorvo, basato sulla sceneggiatura di Franco Solinas; fotografia di Marcello Gatti, montaggio di Mario Morra, Mario Serandrei; scenografia di Sergio Canevari; costumi di Giovanni Axerio; musica di Ennio Morricone.
Nel cast Brahim Hagghiag (Ali La Pointe), Jean Martin (colonnello Philippe Mathieu), Yacef Saadi (Saari Kader), Sami Kerbash (ragazza), Ugo Paletti (capitano), Fawzia El Kader (Halima), Mohamed Ben Kassen (Omar Yacef).
La battaglia di Algeri è ambientato durante la guerra che dal 1954 oppose l’esercito francese agli indipendentisti algerini, fino alle proclamazione dell’indipendenza dell’Algeria nel 1962: “Il personaggio corale è la più grossa novità della Battaglia”, ricordava Gillo Pontecorvo.
“A questa novità mi sembra che corrisponda anche una novità di linguaggio, uno sforzo sostitutivo fatto per rimediare al rifiuto di certi moduli tradizionali, di certi effetti sicuri, paganti, e per rimediare all’assenza quasi totale dei protagonisti individuali coi quali il pubblico è abituato a identificarsi. Bisognava evidentemente cercare qualche altra cosa. Tentai la carta dell’autenticità, rifiutando ogni effetto cinematografico, cercando di dare allo spettatore la sensazione di essere presente, di vivere la storia di quel momento”.