Cannes 2017 – Lerd (Un Homme Intègre): recensione del premio Un Certain Regard
Mohammed Rasoulof narra il travaglio interiore e le vicissitudini pratiche di un uomo determinato a non porgere l'altra guancia, cedendo ai ricatti dei potenti.
Una storia di integrità e desiderio di giustizia è alla base di Lerd (Un Homme Intègre), il film per la regia dell’iraniano Mohammed Rasoulof, che ha conquistato il premio Un Certain Regard della settantesima edizione del Festival di Cannes.
Un film che racconta quelle pericolose dinamiche basate su un apparentemente semplice desiderio del quieto vivere ma che rivelano in realtà un assoggettamento causato dalla paura, un sentimento in grado di far sopportare umiliazioni e soprusi per il timore di subire le conseguenze della propria legittima rivendicazione di diritti.
Diritti ai quali l’onesto e determinato Reza (Reza Akhlaghirad) non vuole rinunciare, avendo abbandonato la città e le lotte studentesche proprio per vivere una vita semplice e tranquilla con moglie e figlio, portando avanti l’attività di allevatore ittico in un remoto villaggio dell’Iran.
Quando una grossa compagnia, strettamente legata al governo, mette gli occhi sulla sua fattoria al fine di accaparrarsi il terreno su cui sorge, Reza decide di cominciare una lunga ed estenuante resistenza per difendere il lavoro costruito nel corso di una vita. Si troverà così al cospetto di un sistema sociale sul quale aleggiano corruzione, sottomissione e paura di ribellione, una situazione che la sua indole integra non può accettare, costi quel che costi.
Lerd (Un Homme Intègre): la strenua lotta per difendere il proprio spazio
Mohammed Rasoulof segue il protagonista attraverso la sua strenua lotta contro la corruzione, unica moneta di scambio apparentemente possibile in una realtà in cui con “certe” famiglie è meglio non discutere, non avendo rispetto neppure per i loro stessi figli. La moglie Hadis (Soudabeh Beizaee) sostiene il marito con forza e risolutezza, non lasciandosi abbattere ma cercando affannosamente soluzioni pratiche alle complicazioni che, man mano, si affacciano lungo il percorso della famiglia verso la libertà.
Una donna intelligente e scaltra che, come lei stessa dice, sa bene che “ai guai causati dall’orgoglio degli uomini, solo le donna intelligenti possono porre rimedio” ma consapevole, a sua volta, di avere poche armi per opporsi contro certi poteri, che ormai hanno parassitizzato l’intero assetto politico della comunità in cui vive.
Ma Riza non si arrende, non può soccombere di fronte ad un sistema che ha sempre rifiutato, rischiando a sua volta di entrare a farne parte per raggiungere i propri obiettivi.
Lerd (Un Homme Intègre): il caro prezzo della libertà
Mohammed Rasoulof costruisce una storia che si espande come una ragnatela, svelando man mano il tentacolare diramarsi della macchina della corruzione. Ciò che di primo acchito sembrava una vicenda privata, da risolvere con una trattativa personale, si evolve in una vera e propria persecuzione, tesa a far arrendere Reza e a lasciare che chi lo ha minacciato spadroneggi. Unica soluzione, cercare di ripagare la disonestà di questa gente con la stessa moneta, a patto che la propria coscienza accetti di farlo senza subirne le conseguenze.
Lerd è un film che affida al realismo della messa in scena l’arma della sua efficacia, lasciando che nello spettatore monti progressivamente lo stesso senso di insopportabile rabbia e impotenza che traspare dallo sguardo di di Reza, un uomo che trova ormai i suoi unici momenti di pace nascosto in una piscina naturale, situata all’interno di una roccia. L’unica simbologia alla quale il regista si affida per suggerire come l’unico vero sollievo sia isolarsi, in un mondo che ormai si sostiene soltanto su (dis)equilibri inaccettabili.
Un’opera che, pur con qualche acerbità, trasmette bene il suo messaggio, un cinema di importante denuncia premiato per la forza ed il coraggio espressivi.