LFF16: Consegna del premio alla carriera a Paolo Sorrentino
Nel corso della penultima giornata del Lucca Film Festival 2016, al regista premio Oscar Paolo Sorrentino è stato conferito il prestigioso premio alla carriera della manifestazione, riconoscimento andato quest’anno anche George Romero, William Friedkin e Marco Bellocchio. La cerimonia è stata preceduta dall’annuncio del vincitore del neonato concorso di lungometraggi in anteprima italiana, ovvero l’iraniano Ma dar behesht (Paradise), primo film del regista Sina Ataeian Dena. Quest’ultimo, impossibilitato a lasciare l’Iran, ha mandato un breve video per ringraziare la giuria per il premio assegnato alla sua pellicola.
Paolo Sorrentino al LFF16: il meritato premio alla carriera per un regista poco più che 45enne ma dalla produzione di rilevanza già altissima per il cinema italiano
Si è poi passati alla consegna dell’ospite più atteso della serata, ovvero il regista de La grande bellezza Paolo Sorrentino, che ha tenuto un breve e sobrio discorso, sdrammatizzando più volte la situazione con il suo proverbiale humour. “È il primo premio alla carriera che ricevo, e questo significa che almeno c’è una carriera”, ha esordito il regista partenopeo ritirando l’onorificenza, ricevendo poi come omaggio anche un paio di occhiali fatti con il marmo di Massa Carrara dalla Stonecycle.
Paolo Sorrentino è poi passato a commentare Il divo (2008), che ritiene il suo miglior film, spiegando le difficoltà e le ostruzioni che ha dovuto superare per realizzare un’opera su una figura fondamentale del dopoguerra italiano come quella di Giulio Andreotti. Il regista ha spiegato che la produzione della pellicola è stata ferma per circa un anno a causa dell’improvvisa (e probabilmente non casuale) scomparsa dei finanziamenti per un’opera che non ha certamente fornito un dipinto roseo del sette volte Presidente del Consiglio, venuto poi a mancare nel 2013. Stimolato dalla curiosità dei presenti, Sorrentino ha poi rivelato che l’idea per il film gli è venuta da un’intervista di Roberto Gervaso, che esponeva l’atteggiamento tipico di Giulio Andreotti davanti alle domande dei giornalisti, ovvero quello di tenere gli occhi quasi sempre chiusi. Questo dettaglio è la miccia che ha fatto scaturire nel regista l’interesse per questo personaggio e che poi ha portato alla realizzazione della pellicola. Il cineasta ha poi concluso il suo intervento dicendo che il suo Andreotti è solo uno dei tanti Andreotti possibili, in quanto è impossibile descrivere in maniera completa un personaggio che ha avuto un’attività politica così intensa e duratura, e descrivendo il suo film come “un’opera rock e molto mobile sull’uomo più immobile che sia mai nato in questo Paese”. La proiezione de Il Divo è stata infine l’ultimo tassello dell’ennesima grande giornata di cinema fornita da quest’edizione del Lucca Film Festival.