Lucca Film Festival 2018: Sabina Guzzanti parla dell’arte del documentario
Sabina Guzzanti, prima ospite del Lucca Film Festival 2018, ha tenuto un incontro al Teatro del Giglio domenica 8 aprile, parlando del suo mestiere, dei suoi obiettivi professionali e dei suoi più recenti lavori, dopo essere stata allontanata dalla tv italiana nel 2003.
Sabina Guzzanti ha aperto le porte del Lucca Film Festival 2018, tenendo una masterclass moderata dalla giornalista Silvia Bizio
A inaugurare l’edizione 2018 del Lucca Film Festival è l’attrice, regista e imitatrice Sabrina Guzzanti, nota maggiormente per la sua tagliente satira e per aver diretto film come La Trattativa Stato Mafia, Draquila – L’Italia che trema e Le ragioni dell’aragosta. L’imitatrice romana ha intrattenuto il pubblico del Teatro del Giglio domenica 8 aprile, parlando non solo della condizione politica italiana, ma anche e soprattutto del ruolo contemporaneo della donna nel cinema e dei suoi ultimi lavori da documentarista.
La Guzzanti si è soffermata sulle fonti da cui ha tratto ispirazione per affrontare temi politici e sociali con l’arte del documentario:
“Il mio ingresso al documentario posso definirlo solo con una parola: impulsivo. Il primo, Viva Zapatero!, l’ho fatto per necessità. In Rai avevano chiuso il mio programma a causa di una censura inaudita. Dal 2003 non ho più potuto lavorare in televisione. Non solo avevano censurato il programma contro la volontà popolare, ma avevano detto anche cose false e infamanti. Avevo quindi la necessità di raccontare come erano andate veramente le cose e mettere un punto a questa vicenda. Iniziai a girare questo documentario per un desiderio di vendetta. Alla fine è diventato un film con un senso più compiuto sulla satira e sulla libertà d’espressione. Scusate il gioco di parole, ma sono entrata nel documentario per documentare appunto un fatto che mi era successo. Penso che il documentario sia il genere cinematografico più libero, anche nel cinema indipendente“.
L’attrice continua, parlando anche degli altri due documentari successivi Le ragioni dell’aragosta e Draquila:
“Gli altri miei documentari sono stati piuttosto simili. Le ragioni dell’aragosta in realtà non è un documentario, ma un film scritto in modo molto realistico. Dopo c’è stato Draquila, nato anche questo per caso e per ragioni molto strane. Un tipo che conosceva una mia amica mi ha raccontato delle storie incredibili sull’Aquila, molto fantasiose, e mi è venuta subito l’idea di trarre ispirazione e farne un documentario. Al momento sono indaffarata con le riprese di un altro documentario sul partito “Potere al Popolo”. È capitato in modo davvero buffo: io ero abbastanza amareggiata dalla campagna elettorale, tanto che avevo passato interi pomeriggi a cercare dei voli per Los Angeles, che partissero il 3 marzo. In questa nausea elettorale, ho incontrato una ragazza che mi ha parlato di questo partito in modo entusiasmante. Quindi ho deciso di partire per Napoli e iniziare subito le riprese“.
Mettendo da parte per un attimo il documentario, la Guzzanti non può fare a meno di parlare di uno dei suoi marchi di fabbrica, la satira:
“La satira è un genere che è sempre stato minore nel corso della storia, ma sempre fondamentale. Anche chi, in passato, faceva opere super sofisticate, da una parte si riservava uno spazio per fare della satira politica. La satira è quel qualcosa che ti fa capire che c’è una democrazia, è la voce di una persona che ha un suo punto di vista totalmente indipendente dall’agenda politica del momento. È quella cosa che ti fa sentire che non devi avere paura e ti fa sentire anche unito come popolo“.
La regista e comica ha espresso anche la sua opinione sul ruolo della donna nel nostro presente e sulle discriminazioni che quotidianamente è costretta a subire:
“Non è una cosa facile da raccontare. La discriminazione vera è una cosa a cui ciascuna donna è ormai abituata, per cui è anche difficile che se ne accorga. Non ti aspetti che una donna possa raggiungere certi livelli (professionalmente) e quando invece lo fa, gli uomini semplicemente non la vedono, metaforicamente parlando. Per esempio, io sono stata la prima cineasta che ha riportato il documentario al cinema (la prima volta è stato negli anni ’60, per poi interrompersi fino a che sono arrivata io), eppure non ne parla nessuno, nessuno dice mai il mio nome. I registi di documentari sono tutti uomini e basta“.
Per concludere in perfetto stile, la Guzzanti ha concesso al pubblico presente un’impeccabile imitazione del Sindaco di Roma Virginia Raggi.