TSFF 2023 – Molli and Max in the Future: recensione del film di Michael Lukk Litwak
Romanticismo e fantascienza si incontrano in Molli and Max in the Future, un film che sa anche riflettere sul nostro tempo.
Molly (Zosia Mamet, nota per The Flight Attendant, Girls) e Max (Aristotle Athari) si incontrano per caso e lei è costretta ad accompagnarlo in una meta lontana, così, lungo il viaggio, i due parlano, si conoscono per comprendere fin da subito che fra loro potrebbe accendersi la scintilla. Non sembra forse una classica storia d’amore? Sì, ma non si tratta del classico racconto, lo spettatore si ritrova in una navicella spaziale, immerso in un mondo estremamente – ma non così tanto – diverso dal nostro. Racconta questo Molli e Max in the Future di Michael Lukk Litwak che ne è anche sceneggiatore, una sorta di Harry ti presento Sally intergalattico, presente al Trieste Science+Fiction Festival 2023.
Una classica commedia romantica, ma in chiave fantascientifica
Litwak riprende chiaramente storia, struttura e sequenza temporale del film con Billy Crystal e Meg Ryan, qui non siamo a Manhattan ma in un futuro di mondi ipergalattici e interdimensionali. In quell’astronave, Molli e Max parlano e hanno le stesse nevrosi, gli stessi dubbi di quei Harry e Sally che tanto hanno formato e confortato molte generazioni. Proprio come i protagonisti del cult, Molli e Max hanno un’amicizia bella, profonda e intensa, si incontrano in vari periodi, in varie dimensioni, e intanto tentano, più o meno, di negare l’attrazione l’uno per l’altra. Le loro esistenze si incrociano e la loro relazione durerà 12 anni, tra 4 pianeti, 3 dimensioni, proprio, come capita, in tutte le rom com Molli e Max si prendono e si lasciano, si raccontano le loro vite, le loro scelte e le loro avventure strampalate. Si passa da un culto spaziale a partner robot, da reality show politici a incontri spirituali. La domanda è una sola, sono davvero fatti l’uno per l’altra?
Anche se Molli e Max viaggiano su navi, una è in grado di volare, l’altro è metà uomo e metà pesce, il loro mondo è sorprendentemente simile all’America degli anni ’20. Molli sogna di essere qualcosa di più di un semplice essere umano “umile”, mentre Max vuole un futuro nella robotica, lontano dal business “rock” di suo padre. I loro rispettivi percorsi distorcono rapidamente la loro visione delle relazioni e riflettono la loro insicurezza interiore, portandoli a mettere in discussione la capacità di incontrare qualcuno e la loro compatibilità.
Molli and Max in the Future: una commedia che vuole anche riflettere sull’oggi, attraverso l’ironia
Ciò che riesce a coinvolgere per davvero è la parte “romantica”, in un futuro fatto di dimensioni multiple, cristalli di potere e combattimenti tra robot, Max irrompe nella vita di Molli, riuscendo a instaurare con lei un rapporto sempre più profondo, lentamente ma inesorabilmente si legano raccontandosi e raccontando i loro sogni. Molli and Max in the Future dimostra come spesso non si sia preparati a stare con gli altri, non si sia nello stesso momento della vita e non si abbia la stessa visione di ciò che si desidera e del futuro. Quando Molli parte per una missione intergalattica per unirsi all’onnipotente testa fluttuante di Moebius (Okieriete Onaodowan) per diventare così una strega spaziale di livello 7, Max si sente abbandonato e cambia la sua intera esistenza, raggiungendo la fama come campione del mondo, sponsorizzato da Glorp, del mecha-robot, eppure la loro amicizia riprenderà presto; è chiaro, la loro chimica non è da tutti, la loro intesa non può essere messa in discussione. Nel corso del tempo, attraverso altre relazioni, sessioni di terapia e cambiamenti di vita che attraversano l’universo in molteplici dimensioni, Molli e Max diventano più vicini che mai, ma quando capiranno che l’unica persona perfetta nella galassia è sempre stata lì?
Tutto questo è immerso in una commedia che si prende gioco di ciò che siamo e di ciò che è la società di oggi, l’umorismo, la batture anche molto ciniche e grottesche rendono riconoscibile il mondo ma alle volte fanno perdere mordente alla storia. Molli e Max in The Future ha obiettivi ovvi e riconoscibili, a tratti le risate sono facili eppure non riesce sempre nel tentativo di fare satira sull’attuale situazione politica e sociale, il controllo del potere, il popolo in balia del potente di turno, la diversità sociale e la difficoltà di trovare la propria strada.
Molli and Max in the Future: valutazione e conclusione
Se da una parte Molli a Max in the Future è un’adorabile commedia romantica fuori dal mondo, dall’altra si perde un po’ nella satira, ci sono davvero molti temi che, per forza di cose, non possono essere sviscerati tutti profondamente. Mettendo tra parantesi l’ambientazione fantascientifica, il centro, un mix di battute e elaborata CGI (gli attori sono ripresi su uno schermo verde), resta il racconto dei rapporti umani e delle relazioni tra due persone che cercano di connettersi. Come in tutte le commedie romantiche il film vive e muore in base a quanto il pubblico partecipa alla vita dei protagonisti, alla guisa di Molli e Max se ti connetti alla loro storia d’amore allora entri nel loro mondo altrimenti ne resti fuori. Mamet e Athar hanno un’alchimia perfetta e riescono a convincere incarnando personaggi strampalati ma teneri, lei è – e spesso è così – una giovane donna precisina e un po’ supponente, lui, un tenero ragazzo che comprende subito che con lei tutto è più speciale. Una cosa è sicura, se abitassimo in un futuro lontano, gli esseri umani avrebbero ancora gli stessi identici problemi con l’amore e l’intimità che hanno ora. Nel film ci sono tutti i soliti cliché dei film di genere, i due sanno di amarsi ma non riescono a far funzionare le cose, si incontrano, poi si incontrano di nuovo, poi si separano, poi si riconnettono, affrontando tutti i soliti alti e bassi della vita, poco importa se si tratta di una donna che aspira a diventare una strega o di uno che è metà uomo e metà pesce. Si sente l’eco di Futurama, Rick and Morty, e di quel mondo lì, mentre di sottofondo ad accompagnare la loro vita c’è una colonna sonora jazz (di Alex Winkler) che trae ispirazione dalle prime commedie romantiche di Woody Allen.