FFF17 – Nerdland: recensione del film d’animazione di Chris Prynoski
Nerdland ci mette di fronte alla parte di Hollywood lontana dai riflettori della fabbrica dei sogni, fatta di poche certezze, sogni infranti e disillusione.
Nerdland è un film d’animazione diretto da Chris Prynoski e doppiato da Paul Rudd, Patton Oswalt e Kate Micucci. Dopo essere stato presentato al Tribeca Film Festival di New York il film è stato inserito in concorso al Future Film Festival 2017. La sceneggiatura di Nerdland è opera di Andrew Kevin Walker, noto per essere autore degli script di Seven e Il mistero di Sleepy Hollow.
John (Paul Rudd) ed Elliot (Patton Oswalt) sono due giovani hollywoodiani, che aspirano a diventare rispettivamente attore e sceneggiatore. Giunti ormai alla soglia dei 30 anni, incapaci di mantenere un lavoro e di trovare stabilità umana e finanziaria, i due decidono di mollare la gavetta e il precariato per cercare fama e popolarità attraverso video potenzialmente virali da immettere in rete e sugli altri media. Fra insuccessi e figuracce, per i due arriverà l’occasione di guadagnare l’agognata notorietà. Ma non saranno solo rose e fiori…
Nerdland: il racconto del lato oscuro dell’industria del cinema e della società dei mass media
Nerdland ci mette di fronte alla parte di Hollywood lontana dai riflettori della fabbrica dei sogni, fatta di poche certezze, sogni infranti e disillusione. John ed Elliot sono due antieroi ai margini della società, interessati esclusivamente a TV, videogame e porno, trasandati nel vestire e ormai acclimatati in ambienti sporchi e trascurati, ben resi da un’animazione minimalista ma funzionale al racconto. Al contrario dell’immagine del nerd appassionato e compiaciuto promulgata recentemente da cinema e televisione, i due protagonisti sono profondamente infelici e insoddisfatti della loro esistenza, e vivono nell’attesa di un grande salto che la Città degli Angeli, scombussolata dalla prossima inaugurazione della nuova insegna di Hollywood, non sembra volergli fornire.
Con coraggio e grande spirito dissacratore, la regia di Prynoski e la sceneggiatura di Walker ci raccontano il lato oscuro dell’industria del cinema e della società dei mass media, in cui apparire, anche in modo negativo, è tutto, e in cui il valore di una persona è misurato dai like sui suoi social e dalla visualizzazioni dei suoi video. Inevitabile quindi per Elliot e John percorrere questo sentiero perverso e insensato, cercando la fama e l’attenzione delle due ragazze dei loro sogni con qualsiasi tipo di stratagemma, dalle finte donazioni ai barboni a volontari pestaggi subiti da parte della polizia, per arrivare all’attacco ai server di una compagnia informatica che ricorda da vicino Microsoft e Apple.
La critica al sistema hollywoodiano di Nerdland viene vanificata da una sceneggiatura che con il passare dei minuti si accartoccia su se stessa
A differenza di quanto avviene per esempio nella prima illuminante puntata della terza stagione di Black Mirror, la celeberrima Nosedive, la critica di Prynoski alla società dei social non è portata avanti con solidità e approfondimento, ma si risolve troppo superficialmente in una serie di sketch, divertenti se presi singolarmente, ma incapaci di portare avanti un discorso coerente, unitario e corrosivo. Gli stessi personaggi di Elliot e John non sono caratterizzati in maniera adeguata e cambiano troppo spesso mentalità e modo di agire, impedendo allo spettatore di creare una reale connessione con loro. A rimanere più impresso è così l’imponente Nerd King (doppiato in originale da Hannibal Buress), spassoso per la sua fisicità e per la sua essenza nerd nel gestire un ritrovo per collezionisti, ma certamente non incisivo ed erosivo nei confronti del sistema.
La spirale distruttiva e autodistruttiva di Elliot e John finisce per essere fagocitata dallo stesso establishment che mette sotto processo, trovando i suoi maggiori punti di forza più nelle spigolose animazioni kitsch della Titmouse e nei momenti più rozzi e infantili che negli espliciti atti di denuncia al sistema.
A dispetto delle ottime premesse e dell’innegabile comicità di alcune sequenze, la critica al sistema hollywoodiano di Nerdland viene vanificata da una sceneggiatura che con il passare dei minuti si accartoccia su se stessa, incapace di gestire al meglio i vari spunti ironici e polemici al proprio interno. Quello che rimane è l’apprezzabile, ma non sufficiente, tentativo di criticare il sistema da dentro il sistema, ma sono ben lontani sia la grottesca corrosività del sottovalutato A morte Hollywood! sia la malinconica disperazione di BoJack Horseman.