Venezia 73 – Alessandro Aronadio: in Orecchie “Roma è una pigra spettatrice”
Durante la 73. Mostra del Cinema di Venezia abbiamo incontrato il regista di Orecchie, Alessandro Aronadio. L’autore palermitano, romano d’adozione, approda al festival italiano dopo una recente collaborazione con Edoardo Leo per Cosa vuoi che sia e con Guido Chiesa per Classe Z.
A Cinematographe rivela qualche dettaglio sulla sua nuova opera: una singolare rappresentazione del mondo attuale.
Orecchie mette in mostra con accurata semplicità e un velo di malinconia un disagio sicuramente comune del nostro tempo. Un film che sembra rispondere a una compulsiva necessità di raccontare, di stimolare la gente alla leggerezza. Quali ragionamenti ci sono dietro la storia che hai raccontato?
Volevo raccontare una sensazione di essere nel giusto in un momento in cui il mondo sta andando da tutt’altra parte e ritrovarsi magari soli in una direzione che non viene più scelta quasi da nessuno. Allora lì il bivio è continuare ad essere coerenti e quindi continuare per la propria strada oppure scendere a patti con la follia del mondo, con un nuovo modo di vedere la vita.
E Alessandro Aronadio cosa sceglierebbe?
Alessandro ha il fischio alle orecchie, ecco perché ho fatto questo film!
Orecchie è ricco di arte: sui muri delle case, nei murales degli edifici, negli artisti di strada, nei selfie, persino sui vetri delle auto. Tutta la pellicola trasuda meravigliosamente arte, perlopiù contemporanea e lo fa anche attraverso la fotografia e l’uso del bianco e nero. Quali luoghi sono stati scelti per le riprese e perché ha optato per l’uso del bianco e nero e dell’inquadratura in 16:9?
Per quanto riguarda le location volevo raccontare una Roma che fosse una pigra spettatrice di questo viaggio, di questa tragicomica via crucis che fa il protagonista; la ricerca dei luoghi meno battuti o addirittura sconosciuti della città mi sembrava anche un modo interessante di raccontare la città in cui vivo e che guardo sempre con gli occhi di uno straniero; io vengo da Palermo quindi magari sono meno abituato a vederla rispetto a chi c’è nato, sono forse più portato a cercare dei luoghi più nuovi e sono sempre più sorpreso dei romani che si lamentano di Roma.
Per quanto riguarda il formato è un formato che si espande. Per la prima volta nella storia del cinema abbiamo provato cose diverse, come muovere il fotogramma per creare espansione. Orecchie è un film che inizia 1:1, come un tradizionale film quadrato e nel corso del film pian piano si dilata fino a 1:85. È un modo per raccontare l’essenza del protagonista che, dall’essere una persona che chiude la porta in faccia al mondo che lo circonda, a poco a poco capisce che deve scendere a patti con la follia del mondo.