Biografilm 2016 – The Space in Between: Marina Abramovic and Brazil: recensione
The Space in Between: Marina Abramovic and Brazil è un documentario presentato al Biografilm 2016, diretto da Marco Del Fiol che segue l’artista serba, ormai nota in tutto il globo, attraverso regioni e paesi del Brasile in cui sono fervide le culture e tradizioni originate dalla fusione di antiche dottrine e colonizzazioni, che praticano ancora oggi rituali misteriosi che attraggono persone da tutto il mondo. Marina Abramovic ha sempre sostenuto un certo tipo di idea che seguisse e che varcasse i limiti psico-fisici dell’uomo: attraverso le sue performance, che somigliano a riti nelle loro dinamiche, come The Artist is Present, Imponderabilia e Balkan Baroque, ha contemplato, denunciato e resistito ogni sofferenza attraverso il suo corpo, l’aura che emanava, con la storia, la sua storia, un modo di riassociare ciò che eravamo con ciò che siamo.
La sua narrazione è molto sincera, il suo desiderio di vagare attraverso le terre incontaminate dell’America latina deriva unicamente da un suo blocco emotivo, ovvero l’abbandono del suo compagno e la sua totale impossibilità di potersi raffrontare col dolore emotivo, giacché per un’intera vita ha saputo soffocare e resistere al dolore fisico che è nettamente superabile in modo molto più semplice rispetto a quello legato all’anima.
The Space in Between: Marina Abramovic and Brazil: rinascere dall’oscurità per avere risvolti, risposte e percezioni senza eguali.
La solitudine di Marina Abramovic, espressa in camera e in modo ancora più esponenziale in viso, ha dettato la logica del suo viaggio in The Space in Between, e noi veniamo trascinati nel mito e nella credenza di tantissime culture differenti, indios, africane che attingono tutte da una sola istanza: può essere chiamata Natura, o Madre Terra, o Dio, o Anima. Significati diversi per termini comuni, non identici ma connessi da congiunzioni inoppugnabili ed eterne.
La Abramovic trascina il suo essere speranzoso di poter rinascere ad Alto Paraíso, nello stato di Goiás, tra le grazie intellettive di Dona Flor. Questa signora strabiliante di 79 anni è un’ostetrica, ha avuto 18 bambini di cui 13 ha allattato e allevato, ha adottato 27 bambini e donato latte per 49 bambini: non sa leggere né scrivere ma ha un laboratorio di erbe curative e lenitive ed è definita una Raizeira, un nome dato alla persona che conosce le piante medicinali e che sa prepararle e usarle per curare varie malattie.
Un mistero come sappia e conosca la natura benefica di alcune piante, non ha appreso da nessuno quelle nozioni, essendo analfabeta il suo unico sapere deriva a suo dire dal divino, una suprema conoscenza che la segue e le indica la strada nella ricerca botanica e nella mescolanze delle sostanze benefiche, lei sa esattamente a cosa serve ogni pianta, a quale parte del corpo può apportare beneficio e quali evitare perché dannose. Il tutto condensato dalla purezza e dall’ignota forza di questa donna che abita nel suo rifugio tra la savana e i fiumi che ne argomentano lo scenario.
The Space in Between: la purezza e l’ignota forza di Marina Abramovic
La protagonista di The Space in Between nel suo percorso si ferma a Vale do Capão, un’oasi di vera purificazione situata nella regione della Chapada Diamantina in cui proverà a bere una tipica bevanda preparata dagli sciamani e dagli indigeni, l’Ayahuasca, che favorisce allucinazioni e visioni volte a mettere in diretta comunicazione con una dimensione più alta. Lei stessa ne proverà gli effetti, regolarmente registrati anche se in modo celato e oscuro poiché ne risentirà in modo negativo e duraturo: considerato che se bevuta in dosi maggiori può avere conseguenze spiacevoli per ore, la Abramovic subirà ogni sorta di insofferenza fisica per una notte intera. Nonostante ciò la sua esperienza risulterà positiva, poiché questo dolore fisico è un ritorno del suo malessere che prova e che le impedisce di poter meditare, di potersi fondere con la natura, un vero macigno che non riesce in nessun modo a far slittare.
C’è sperimentazione, c’è connessione tra dentro e fuori, ci sono più dimensioni alle quali poter appartenere, tante consapevolezze disattese o inconsapevoli, ecco a cosa si deve ad un leader spirituale o ad un curandero; il potere della tradizione, della comunità, delle antiche credenze sono meravigliose e da perpetuare. Alcune di esse, come quelle di Riachinho, aiutano le persone a trovare un equilibrio tra corpo e mente, e indicano come la chiave della rinascita si celi proprio nei sentimenti. Rinascere dall’oscurità per avere risvolti, risposte e percezioni senza eguali.
Con The Space in Between, Marina Abramovic ci traghetta come una navigatrice esperta tra le culture, le credenze del Brasile, vivendole direttamente sulla sua pelle, meditando e aprendosi ad una dimensione parallela a cui ognuno di noi può attingere.
Tra le persone da difendere come patrimonio dell’umanità c’è Denise Maia, studiosa e devota agli Orisha. Lei ha costruito un suo mondo, quale è il Centro de Estudos Ancestrais Raízes de Dan a Curitiba, in cui vengono sviluppate tecniche per entrare in contatto naturale con lo spirito dell’essere umano, attraverso il corpo come entità, intercettando le zavorre e i pesi gravosi del passato che il corpo porta, proprio come l’anima. Maia propone a Marina Abramovic di misurarsi con un tipo di percorso in cui proverà a sbloccare i suoi fardelli, terminando la giornata con una prova di forza, che potrebbe sembrare fisica ma non lo è, che consiste nel rompere due uova, che simbolicamente assorbono i traumi direttamente dal corpo ed avrà estrema difficoltà a far esplodere con le mani.
The Space in Between: Marina Abramovic e la scoperta di un vero esempio di cultura e religione sincretica
I problemi vengono infranti proprio come il guscio di un uovo. Ed è da qui che incrocerà un vero esempio di cultura e religione sincretica, una commistione di America ed Africa, a Salvador nella Chiesa di Sia di Senhor do Bonfim: una chiesa cattolica, diventata oggetto di pellegrinaggio e devozione dopo la colonizzazione e l’introduzione della tradizione portoghese in Brasile, in cui dal XIX secolo si sussegue un festival o meglio un rituale ogni anno in cui migliaia di devoti sfilano, vestiti di bianco in una processione di 8 km, sacri al Signore do Bonfim o Gesù Cristo, al quale rendono omaggio e portano vasi di acqua profumata per il rituale del lavaggio e cantano e ballano in yoruba, lingua africana. Popolare souvenir un nastrino colorato denominato Medida do Bonfirm, da portare al polso legato ad un’altra persona con nodi a rappresentare desideri da voler avverare.
The Space in Between – Marina Abramovic and Brazil pone i suoi albori nella ricerca che Marina Abramovic comincia nel 1980: lei ha appreso, ha studiato e ha scoperto anche il potere dei cristalli e la loro influenza sull’uomo, tant’è che ha ricreato in America un museo dove le persone possono meditare, rielaborare e trovare pace nel caos, poiché i cristalli di quarzo nella loro forma primitiva, trovati a Corinto nel Minas Gerais, hanno il potere in stato meditativo di trascendere il tempo, di amplificare le energie, di sbloccare i sensi e purificare l’aura. Marina Abramovic ci traghetta come una navigatrice esperta tra le culture, le credenze, vivendole direttamente sulla sua pelle, meditando, soffrendo e aprendosi ad una dimensione parallela a cui ognuno di noi può attingere.