Valeria Golino al Bif&st: “Con Julia Roberts a Hollywood non c’era storia”
Valeria Golino è stata la protagonista della terza masterclass del Bif&st 2019, ecco le parole dell'attrice.
Ha ricevuto il Federico Fellini Platinum Award al Bif&st 2019 l’attrice e regista Valeria Golino: ecco che cosa ha detto durante la sua Masterclass
La terza Masterclass del Bif&st 2019 ha visto protagonista Valeria Golino. A lei è valso il Federico Fellini Platinum Awards la serata del 1 maggio 2019. ha raccontato la sua carriera al pubblico del Teatro Petruzzelli. L’attrice e regista ha raccontato al pubblico del Teatro Petruzzelli la sua lunga e prestigiosa carriera, che l’ha vista soggiornare per ben 12 anni a Hollywood!
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Fu un grande divertimento, sono stata lì tra i miei 23 e i 35 anni e ho lavorato in 17-18 film, alcuni dei quali molto belli, primo tra tutti ‘Rain Man’. Ma so che avrei dovuto fare di più. Mi ero messa in testa, ad un certo punto, di interpretare ruoli di donne americane, non solo straniere e ho fatto tanti provini senza ottenere la parte. Ma che potevo fare di fronte ad attrici come Julia Roberts o Demi Moore e Uma Thurman? Non c’era storia!
La carriera di Valeria Golino era iniziata nel 1983, quando aveva appena sedici anni e Lina Wertmuller la scelse per Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada:
Fu un caso fortuito. Io facevo la modella già da un paio d’anni e vivevo ad Atene. Un giorno andai a Napoli per vedere mio padre e prima di tornare in Grecia mi fermai a Roma da una mia zia. Ero già per strada pronta a ripartire quando mia zia mi chiamò dal balcone di casa chiedendomi di tornare indietro. Aveva appena parlato al telefono con la sua amica Lina Wertmüller che stava cercando una ragazza della mia età per il suo prossimo film. Feci il provino e mi prese. Sul set la Wertmüller fu cattivissima, me ne diceva di tutti i colori ma poi, nel privato, mi trattava bene.
Poi a diciannove anni arriva la Coppa Volpi per Storia d’amore a Venezia:
Non avevo grandi aspettative, tanto più che Felice Laudadio, poi Direttore del Bif&st, mi disse che avevo fatto un film bellissimo ma che il premio per la migliore interpretazione quell’anno sarebbe stato sicuramente assegnato a Sabine Azéma. Così tornai a casa e poi giunse la telefonata che mi annunciava il premio. Peccato che quell’anno a Venezia tendevano al risparmio e che la Coppa Volpi consisteva in una semplice targhetta! Mi sono poi rifatta nel 2015 vincendo la ‘vera’ Coppa con ‘Per amor vostro’
L’attrice ha detto di non rivedere praticamente mai i suoi film dopo la promozione e i festival, perché solitamente rimane delusa dalle proprie interpretazioni:
Non è il caso di ‘Storia d’amore’, però, perché ogni volta che mi capita di rivederlo mi ritrovo ancora molto brava. Quel premio me lo dovevano proprio dare!
Parlando della sua esperienza da regista:
La voglia di dirigere un film ce l’avevo da tanto tempo anche se non ne parlavo. L’ho fatto più tardi di quando avrei voluto, a 45 anni, perché fino ad allora non ne avevo avuto il tempo né avevo molta fiducia in me stessa. Sono stata convinta dall’incoraggiamento di Riccardo Scamarcio e Viola Prestieri, i miei produttori.
Valeria Golino nel corso della sua carriera non ha mai perso la passione né la capacità di sorprendersi:
Quando mi stupisco durante la lavorazione di un film è un fatto molto vivificante, mi fa ricordare le ragioni della mia scelta di intraprendere questa professione. Ad esempio, recentemente sono rimasta sorpresa dalla vitalità della mia amica Valeria Bruni Tedeschi sul set di ‘I Villeggianti’. Valeria è non solo vitale ma anche buffa e insolente. Mi è servito molto vederla dirigere.
Per un terzo film da regista, Valeria Golino ha detto di non avere ancora l’idea giusta, ma presto sarà a Cannes nelle vesti di attrice in Portrait de la jeune fille en feu di Céline Sciamma:
Interpreto il mio primo ruolo di una ‘vecchia’, un ruolo talmente malinconico che inizialmente non volevo fare il film ma Céline ha tanto insistito, diceva che non riusciva a pensare ad un’altra attrice per quella parte. È stato comunque un ruolo poco impegnativo, soprattutto in termini di tempo perché dopo avere trascorso due anni alle prese con una esperienza così totalizzante come quella di ‘Euforia’ oggi sento l’esigenza di non lavorare troppo e di farlo solo con registi miei amici.