Francis Ford Coppola accusato di molestie sessuali, a poche ore dalla proiezione di Megalopolis a Cannes
La stampa descrive il film come un "incidente ferroviario".
A poche ore dalla prima proiezione al pubblico (e non solo alla stampa) di Megalopolis al Festival di Cannes, il film ha subito un’inaspettata battuta d’arresto a causa di una pubblicazione del The Guardian, che accusa il film di essere una delle produzioni “più folli della storia del cinema”, come se si trattasse -letteralmente – di “un incidente ferroviario che si svolge giorno dopo giorno, settimana dopo settimana”. Ma a far scattare tutti gli allarmi è stato anche un presunto caso di molestie che vedrebbe coinvolto proprio il regista Francis Ford Coppola.
Secondo il report, il regista spesso faceva sedere le donne sulle sue ginocchia e nella scena di un nightclub, “Coppola arrivò sul set e cercò di baciare alcune delle comparse in topless e poco vestite. Disse che stava cercando di farle entrare nell’ambiente”.
Il suo coproduttore esecutivo, Darren Demeter, lo difende così: “Ci sono stati due giorni in cui abbiamo girato una scena celebrativa in stile Studio 54 [un’ex discoteca, poi divenuta un teatro di Broadway] in cui Francis è venuto sul set per creare lo spirito giusto, dando calorosi abbracci e baci sulla guancia al cast e alle comparse. Era il suo modo di aiutare a ispirare e stabilire l’atmosfera del club, cosa molto importante per il film, non ero a conoscenza di alcuna denuncia per molestie o comportamenti malsani durante tutto il progetto.”
L’articolo del Guardian è apparso in un momento di dubbio generale su Megalopolis. Nel report viene inoltre riportato che, di fronte alle scene più difficili, Francis Ford Coppola si chiudeva per ore a fumare marijuana senza filmare nulla. Al momento, il film non ha distribuzione negli Stati Uniti. Dovremo aspettare la reazione di critica e pubblico, perché mai come ora Cannes è così importante quando si tratta di elevare un film o di mandarlo all’inferno dello streaming. Dovremo aspettare per vedere se si tratta del capolavoro del genio visionario su cui ci lavora da quattro decenni o, come dice un membro del suo team, “una fine davvero triste per la sua carriera”.
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