Francis Ford Coppola e l’aspra critica a Rotten Tomatoes: “cerca di controllare il cinema”
Il leggendario regista americano critica l'industria cinematografica attuale: "vogliono essere come la Coca-Cola".
Nonostante le aspettative per Megalopolis fossero elevate, il nuovo progetto personale di Francis Ford Coppola non ha ricevuto il favore di critica e pubblico. Con votazioni basse sugli aggregatori di critica cinematografica, tra cui Rotten Tomatoes, il lungometraggio non ha avuto considerazioni elevate neppure dal pubblico, trasformatosi in un insuccesso commerciale al botteghino. A dare la sua opinione sul ruolo degli aggregatori di critica è stato lo stesso Coppola, che ha aspramente giudicato la loro eccessiva influenza sul cinema.
Francis Ford Coppola sull’industria cinematografica moderna: “Il business cinematografico non vuole rischi“
Il leggendario regista, in una recente intervista con CinePOP, ha avuto modo di esprimere la propria frustrazione sul tema aggregatori di recensioni e sulle votazioni cinematografiche online, e lanciando l’accusa a Rotten Tomatoes e CineScore di voler “controllare” l’industria cinematografica.
Ecco le parole di Francis Ford Coppola sull’argomento: “Rotten Tomatoes e CineScore e tutti questi sistemi di votazione online cercano di controllare il cinema, che è arte e non dovrebbe essere controllata, come una sorta di sport. In altre parole, sappiamo tutti che nei sport le squadre giocano e alcuni vincono, e altri persone, ed è questo un modo per controllare se i fan vanno. E visto che l’industria cinematografica moderna desidera controllare il modo in cui le persone vanno a vedere i film perché non vogliono perdere soldi, non vogliono rischi. Ma la vera arte ha rischio“.
Il regista de Il Padrino ha poi continuato a fare considerazioni sullo status attuale dell’industria cinematografica dicendo: “In varie occasioni ho detto che creare arte senza rischio è come fare un bambino senza sesso. Non è possibile. Devi fare un salto nell’ignoto perché è lì che dimostri di essere libero, che è ciò che il film spiega [Megalopolis]. E questo è un’anatema del sistema moderno in cui si lavora oggi. Il business cinematografico non vuole rischi. Loro vogliono essere come la Coca-Cola“.
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