L’avete riconosciuto? La sua voce lo identifica, aveva il “potere” di far svenire le fan e il suo successo lo ha reso una leggenda immortale
Con la voce stregò il mondo intero, ma ebbe fortuna pure sul grande schermo.
Per molti nessuno è mai più stato come lui, una stella trasversale, prestatosi con successo pure al cinema
Tra i personaggi più apprezzati dello showbiz mondiale, i brani intramontabili, la presenza scenica e la voce lo resero un’icona assoluta, per una carriera durata oltre mezzo secolo, dai primi anni Trenta fino al 1995, quando tenne l’ultimo concerto dal vivo. Ritenuto da numerosi critici musicali l’astro più luminoso del Novecento, in Italia lo ricordiamo soprattutto come The Voice. Altrove gli avevano attribuito tanti altri soprannomi, compreso Swoonatra (coniato dal verbo swoon, svenire, l’effetto suscitato nelle fan). Nato a Hoboken, nello Stato del New Jersey, il 12 dicembre 1915, Frank Sinatra è stato un artista trasversale, spesso scritturato anche da importanti registi dell’epoca per alcuni dei loro film.
Il rapporto di Frank Sinatra con la Settima Arte affondava le radici nel periodo bellico, dove l’intrattenimento scopriva l’importanza del pubblico giovanile. Ovviamente, lui fu uno tra i primi teen idol. Alla pari di tanti colleghi, si avviò alla carriera parallelo sul set mediante dei “musicarelli”, dimenticabili ma alquanto redditizi. Poi firmò insieme alla potente MGM e qui avvenne la svolta. Dall’incontro con Gene Kelly, che gli insegnò i basilari della danza, e con cui avrebbe lavorato in più occasioni: Un giorno a New York e Facciamo il tifo insieme.
La strada sul grande schermo sembrava tracciata. Poi, MGM non gli rinnovò il contratto e la stella di Frank Sinatra pareva eclissarsi. Guai, però, a lasciarsi ingannare dalle false apparenze. Spinto da un carattere tutt’altro che arrendevole, Sinatra reclamò una seconda occasione: gliela concesse Fred Zimmerman, con Di qui all’eternità.
La pellicola, di stampo bellico e drammatico, non lo contemplava nel gruppo dei protagonisti (che annovera star del calibro di Deborah Kerr, Montgomery Clift e Burt Lancaster). Eppure, a dispetto di chi, senza vederlo all’opera lo considerò un pesce fuor d’acqua, dimostrò quanto fosse errato il pregiudizio, a tal punto da aggiudicarsi un premio Oscar.
Da lì visse una seconda giovinezza, costellata da titoli di varia natura, dai musical alle commedie brillanti, dai kolossal avventurosi ai drammatici. Quindi, giunse l’epoca d’oro del rat pack e praticamente la florida attività non si fermo mai più, fino all’ultima apparizione, in una puntata di Magnum P.I., serie della quale era un fedele appassionato.
Nel bel mezzo un lungometraggio diretto, La tua pelle o la mia, e la partecipazione a Il colonnello von Ryan, nel cui cast figurava una giovanissima Raffaella Carrà (si mormorava il divo nutrisse un debole). Il 14 maggio 1998 morì a West Hollywood, lasciando un vuoto incolmabile nei cuori di milioni di persone.
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