Gabriele Muccino: “il cinema mi ha permesso di liberarmi dell’80% della mia balbuzie”
Gabriele Muccino non ha sempre saputo che la regia sarebbe stata il suo destino
Gabriele Muccino, uno dei registi italiani più riconosciuti a livello internazionale, ha parlato apertamente in un’intervista al Corriere della Sera, raccontando come il cinema abbia trasformato la sua vita, permettendogli di superare barriere personali e di raggiungere il successo artistico. Con quasi 30 anni di carriera, Muccino ha diretto film che sono diventati iconici, come L’ultimo bacio e La ricerca della felicità , e ora si appresta ad esplorare nuovi territori con il thriller Fino alla fine, il suo ultimo progetto in uscita.
Il percorso di Gabriele Muccino
Gabriele Muccino non ha sempre saputo che la regia sarebbe stata il suo destino. Da giovane, sognava di diventare veterinario, ma la sua passione per il cinema, che iniziava a coltivare sin da adolescente, ha presto preso il sopravvento. “Mi nutrivo di film”, ha confessato il regista, raccontando di un’adolescenza difficile, in cui si sentiva spesso isolato e incapace di farsi ascoltare a causa di una balbuzie che lo frenava nel comunicare. La sua vita subì una svolta a 18 anni, quando, durante una recita scolastica, scoprì che la recitazione e la narrazione visiva potevano essere uno strumento potente per liberarsi delle proprie inibizioni. “Il cinema mi ha permesso di liberarmi dell’80% della mia balbuzie”, ha spiegato, segnalando come la passione per il racconto cinematografico fosse una sorta di terapia personale.
Il primo grande successo di Muccino arrivò nel 2001 con L’ultimo bacio, un film generazionale che esplorava le ansie e le paure dei trentenni italiani all’inizio del nuovo millennio. Nonostante le critiche iniziali da parte di alcuni ambienti, il film ha ottenuto un grande successo al botteghino, affermando Gabriele Muccino come una delle voci più potenti nel panorama.
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