Guillermo Del Toro: “Non è necessario usare pistole vere sul set”
Guillermo Del Toro, intervistato dall'Hollywood Reporter sul tema, si esprime sull'utilizzo di armi vere sul set, dopo la morte di Halyna Hutchins durante le riprese di Rust.
Interpellato sul tema, Guillermo Del Toro dice la sua sull’uso di armi vere sul set, dopo la morte di Halyna Hutchins durante le riprese di Rust
Dopo l’incidente causato dall’utilizzo improprio di una pistola di scena, caricata erroneamente con cartucce vere, provocando la morte della direttrice della fotografia Halyna Hutchins sul set di Rust, avvenuta nello scorso ottobre, Hollywood continua a interrogarsi sull’utilizzo delle armi durante le riprese, tema che ha dato avvio a innumerevoli dibattiti. Diversi attori e registi di spicco si sono impegnati a non sostenere con le proprie performance né realizzare film che richiederebbero l’uso di armi vere sul set. Un’altra voce, rivelando di non farne uso da oltre un decennio, si aggiunge al coro: quella di Guillermo Del Toro, regista vincitore di due Premi Oscar grazie a La forma dell’acqua nel 2018, e prossimamente nelle sale con una nuova versione di La fiera delle illusioni, tratto dal romanzo noir Nightmare Alley di William Lindsay Gresham (edito da Sellerio) e già portato sugli schermi nel 1947 da Edmund Goulding, con Tyrone Power nel ruolo del protagonista, l’ambizioso giostraio Stan Carlisle, panni ricoperti oggi da Bradley Cooper.
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Insieme a Jane Campion (Il potere del cane), Pedro Almodóvar (Madri parallele), Kenneth Branagh (Belfast), Asghar Farhadi (Un eroe) e Reinaldo Marcus Green (Una famiglia vincente – King Richard) alla consueta tavola rotonda organizzata dall’Hollywood Reporter che, come ogni anno, con l’avvicinarsi degli Academy Awards chiama gli artisti potenzialmente in lizza per la statuetta per intervistarli e farli parlare tra loro, Guillermo Del Toro prende fermamente posizione contro l’impiego di armi vere sul set, aggiungendo che non se ne vedano sui suoi “dal 2007 o 2008”. Secondo il regista messicano, dapprima è stata una scelta dettata dalle necessità. Successivamente è divenuta una consolidata abitudine.
Tutto è iniziato durante le riprese de La spina del diavolo (2001, ndr). Ci era stato severamente proibito di far fuoco nella Segovia, in Spagna. Ci era stato proibito di sparare in una foresta, perché la sola accensione della pistola avrebbe potuto innescare un incendio boschivo.
A quel punto, Del Toro ha iniziato seriamente a considerare, dato lo splendido risultato ottenuto a riprese terminate, l’ipotesi di non servirsi più di armi sul set, risparmiando inoltre a sé e ai suoi collaboratori l’impiego non indifferente di ulteriori energie spese a salvaguardare l’incolumità di crew e cast. Come lo stesso regista spiega:
Per non parlare di tutta la roba di cui ti devi occupare quando maneggi armi vere. Davanti alla macchina da presa devi porre un vetro Mylar (un film trasparente di polietilene tereftalato, ndr), tutti quanti devono allontanarsi dai cameraman, tutti quanti devono essere al sicuro. E tutto questo andirivieni sembra un numero di spettacolo. Ma, dal punto di vista pratico, non è necessario farne uso.
Gran parte della discussione si è concentrata soprattutto sulla tenuta della leadership sviluppata nel corso del tempo da parte dei registi, anziché sugli aspetti artistici del mestiere. Parlando ogni regista del lavoro in termini di gestione di un notevole gruppo di persone, la conversazione ha generato naturalmente un dibattito sul ruolo che attivamente svolge il regista nel preservare la sicurezza di tutti i soggetti coinvolti. Guillermo Del Toro conclude il proprio intervento così: “Può capitare che si verifichi un imprevisto. Io stesso vi sono incappato più volte sul set. Se un imprevisto del genere fosse il frutto della convergenza di tre, quattro fattori imprevedibili, sarebbe un conto. Ma, se dovesse occorrere con la consapevolezza che la rimozione di uno o due di questi fattori di rischio avrebbe potuto evitarlo, allora la responsabilità cadrebbe sicuramente sul regista o sul produttore.”