Hollywood cerca di fermare lo sciopero degli attori, ma si rifiuta di negoziare con gli sceneggiatori

"L'obiettivo è che duri finché non inizieranno a perdere le loro case".

Hollywood trema per la doppia minaccia che si sta facendo strada tra le sue scintillanti vie: da un lato, lo sciopero del sindacato degli attori è quasi una realtà, e dall’altro, i grandi studi rischiano il tutto e per tutto affinché lo sciopero degli sceneggiatori fallisca.

L’AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers) ha già deciso che non avrà ulteriori colloqui con la WGA (Writers Association of America). “Penso che ci aspetta un lungo sciopero e li lasceranno sanguinare a poco a poco”, ha spiegato un veterano del settore vicino al gruppo di dirigenti.

L’idea dell’AMPTP è quella di chiudere i battenti e di attendere fino all’autunno, o almeno fin quando gli scioperanti inizieranno a sentire il bisogno di lavorare e quindi ridurranno le loro richieste. “L’obiettivo finale è di trascinare la questione fino a quando i membri del sindacato inizieranno a perdere i loro appartamenti e le loro case”, ha detto a Deadline un dirigente.

Anche il SAG-AFTRA (il sindacato degli attori) ha annunciato l’inizio dello sciopero, formando un’altra fonte di conflitto che va contro gli interessi dell’AMPTP. I dirigenti di aziende come Netflix, Disney o Warner Bros. Discovery si sono incontrati ieri per affrontare con urgenza il problema e trovare un modo per evitarlo.

I dirigenti si sono dichiarati “frustrati dall’intransigenza” dello SAG-AFTRA, che ha fissato a mezzanotte di mercoledì 12 luglio il termine ultimo per lo sciopero. Tuttavia, alla fine il sindacato ha accettato di avviare trattative con l’AMPTP, seppur con riluttanza: “Non confidiamo che i datori di lavoro abbiano intenzione di negoziare per raggiungere un accordo”.

Secondo diversi sindacalisti, indipendentemente dall’esito dei colloqui, la scadenza non sarà negoziabile e tutti stanno pensando di iniziare a scioperare a breve: “Non ci lasceremo manipolare da questo cinico stratagemma per ottenere una proroga, quando le società avranno avuto abbastanza tempo per raggiungere un accordo equo.”