Jafar Panahi condannato a sei anni di carcere per “propaganda contro il sistema”
Jafar Panahi era stato già condannato nel 2010.
Jafar Panahi – regista iraniano conosciuto a livello internazionale per titolo come Taxi Teheran o Tre volti – è stato condannato a sei anni di carcere. Secondo la magistratura locale, la sentenza è seguita all’arresto avvenuto l’11 luglio nella capitale del Paese, Teheran. Immediate le proteste, fra cui quella della moglie del cineasta, la quale ha rilasciato una lunga e provocatoria dichiarazione a BBC Persia: “Jafar ha alcuni diritti come cittadino. Bisogna ottenere un giusto processo. Per imprigionare qualcuno, la persona deve prima essere convocata. Ma imprigionare qualcuno che protesta fuori dal carcere solleva molte domande. Questo è un rapimento.”
Jafar Panahi – le cause della condanna
Sempre secondo quanto riportato dalla magistratura iraniana, l’arresto e la reclusione di Panahi fanno riferimento ad una condanna del 2010. Il regista, infatti, non ha scontato interamente la pena detentiva risalente a circa dodici anni fa ed è stato riportato in prigione per “completare” gli anni previsti dalla condanna: “Panahi era stato condannato nel 2010 a un totale di sei anni di reclusione… e quindi è stato portato nel centro di detenzione di Evin per scontare la sua condanna lì” – la dichiarazione è stata rilasciata dal portavoce della magistratura iraniana, Masoud Setayeshi.
Jafar Panahi era stato arrestato per aver girato “senza permesso” e per “propaganda contro il sistema”. Le condanne sono state però ridotte nel 2011 e la pena di Panahi è stata commutata in arresti domiciliari, misura restrittiva a cui il regista è stato sottoposto fino a questa mattina – 19 luglio – quando è stato condotto nuovamente in carcere per scontare i restanti anni della pena. Il regista non può inoltre lasciare l’Iran né girare film o produzioni di qualsiasi tipo fuori dai confini nazionali. Panahi è stato condannato per aver richiesto informazioni in merito all’arresto di due colleghi – Mostafa Al-Ahmad e Mohammad Rasoulof – arrestati a loro volta per aver condiviso un post sui social media nel quale denunciavano la corruzione del governo iraniano.