James Gunn racconta la gavetta e le rinunce fatte per seguire il suo sogno
Il regista ha raccontato di quelli che rappresentano i momenti più complicati di una produzione cinematografica e della sua gavetta nel mondo del cinema.
James Gunn ha raccontato dei suoi primi anni del mondo del cinema, delle difficoltà e delle rinunce fatte per rincorrere il suo sogno di diventare regista
Quella che sabato pomeriggio ha visto protagonista James Gunn è stata un’intensa sessione di domande e risposte attraverso cui il regista di Guardiani della Galassia ha tolto alcune curiosità ai tantissimi fan che lo seguono sui social. Dopo aver commentato la voce di una possibile serie spinoff su Rocket Raccoon e Groot, Gunn ha raccontato quello che ha rappresentato il periodo più complicato della sua carriera nel mondo del cinema. Ha quindi spiegato che, secondo lui, lo stress immediatamente prima della prima proiezione dello stress di un film equivale alla parte più difficile del processo di produzione cinematografica. Subito dopo, ci sono le ore di lavoro che ti coinvolgono durante la lavorazione del film, giorni in cui Gunn dice si può arrivare anche a 15 o 16 ore al giorno di lavoro.
James Gunn ha poi rivelato di aver venduto la sua collezione di fumetti d’infanzia per aiutare a finanziare il suo trasferimento iniziale a Los Angeles per perseguire una carriera nel cinema. Ha poi detto di aver lavorato 12 ore al giorno per due decenni per arrivare dove si trova oggi.
Non avevo un’età adulta regolare come la maggior parte delle persone. Ho lavorato 12 o più ore al giorno quasi ogni giorno durante i miei 20 e 30 anni. La mia schiena e le mani sono un disastro, non per il lavoro manuale, ma per la dattilografia. Non potevo mantenere una relazione o fondare una famiglia perché sapevo che c’erano altre persone di talento là fuori che volevano avere successo e stavo competendo con loro, quindi non ho fatto molto altro o non ho pensato a molto altro per molto tempo. Non ho ancora molto tempo libero e lavoro sette giorni su sette, ma ho imparato a lasciarmi andare un po’ di più e godermi cose diverse dal lavoro e dalla competizione.