Joe Russo sull’MCU: “amiamo complicare le storie dei nostri cinecomic”
Anthony e Joe Russo, registi di Avengers: Infinity War, sperano che sia valsa la pena attendere 10 anni per vedere il cinecomic. I due, inoltre, si soffermano sull'approcciano che usano per realizzare un cinecomic.
I fratelli Russo, e in particolare Joe Russo, hanno spiegato il modo in cui si approcciano ai cinecomic diretti da loro
Dopo aver visto Avengers: Infinity War la domanda che tutti si pongono è quando uscirà Avengers 4 al cinema, e soprattutto quale sarà il titolo ufficiale del cinecomic. Anche se ancora non sappiamo l’effettivo titolo del film, siamo sicuri che la pellicola approderà nelle sale il 3 Maggi 2019. Per realizzare la seconda parte del film corale dei Marvel Studios, Joe e Anthony Russo hanno dichiarato di aver utilizzato un approccio particolare per regalare a tutti gli appassionati un’esperienza unica e indimenticabile:
“Non puoi cercare di raggiungere qualcosa di troppo grande, altrimenti puoi cacciarti nei guai. Uno degli obiettivi però può essere il racconto, la narrazione. Per noi tutto si basa sulla storia. Ovviamente qui, in proporzione, stiamo parlando di qualcosa di molto più ampio rispetto a Civil War, perché abbiamo anche il doppio dei personaggi da dover gestire e inoltre c’è Thanos e il cosmo. I paletti sono rappresentati dall’universo, non puoi andare al di là di esso“.
In un’intervista successiva, i due registi hanno parlato di quello che i fan dovranno aspettarsi nell’anno che corre tra Infinity War e Avengers 4:
“Penso che la reazione sia come quella di The Winter Soldier e Civil War, ci piace complicare le storie e soprattutto ci piace collegarle. Thanos è il villain più forte che i nostri supereroi abbiano mai affrontato, e questo significa che dovranno sacrificare molte cose nel cammino se hanno davvero intenzione di sconfiggerlo. Ci piacciono i concetti solidi, concreti, per cui spero che, quando le persone avranno finito di vedere il film, la visione sia stata un’esperienza catartica per loro. Spero che per loro sia valsa la pena aspettare 10 anni“.