Julia Stiles rivela: “Harvey Weinstein ha rovinato Pazzo di te! con una scena ‘viscida’”
Quando il potere impone lo spettacolo, l’arte si svuota. E le attrici pagano il prezzo.
Julia Stiles torna a parlare di Pazzo di te! (Down to You, 2000), stavolta, però, senza peli sulla lingua. Ospite del podcast di Brett Goldstein Films to Be Buried With, l’attrice ha raccontato di essersi sentita “slimy”, ovvero sporca, a disagio, durante una scena imposta da Harvey Weinstein. Il produttore, all’epoca all’apice del suo potere, secondo Stiles ha stravolto il film con un’aggiunta che definisce “dumb”, cioè sciocca.
Julia Stiles: la scena con cui Harvey Weinstein ha rovinato Pazzo di te!

La pellicola, un teen-romance con Freddie Prinze Jr., nasceva in un momento d’oro per entrambi: lei reduce da 10 cose che odio di te, lui da She’s All That. “Freddie era adorabile, un attore fantastico”, dice Julia Stiles. “La sceneggiatura era molto buona. Poi Weinstein ha messo le mani sul progetto e ha deciso di cavalcare il trend. Risultato? Il film è diventato stupido”.
Il momento che l’ha fatta rabbrividire? Una scena di ballo, inserita a forza durante le riprese aggiuntive. “Mi dissero che Harvey voleva una scena in cui ballavo sul tavolo da biliardo, perché in Save the Last Dance aveva funzionato. Ma non aveva senso. Era solo una trovata dozzinale. Mi sono sentita usata”.

Non è nemmeno sicura che la scena sia finita nel montaggio finale, ma il fastidio in Julia Stiles è rimasto: “Era solo per accontentare chi voleva vedermi ballare. Non aggiungeva nulla alla storia. Anzi, la sminuiva”. Nonostante un cast secondario pieno di volti noti – da Selma Blair a Ashton Kutcher – Pazzo di te! non ha sfondato: 24 milioni al box office e critiche fiacche.
Weinstein, oggi in carcere in attesa di un nuovo processo, ha risposto tramite il suo portavoce: “Julia è un talento. Il ballo serviva a valorizzare il film e i fan lo apprezzavano”. Ma la verità, ora che le maschere sono cadute, sembra un’altra. E la scena “viscida” di cui parla Julia Stiles racconta più di quanto appaia: un’industria in cui, per troppo tempo, il potere ha messo in secondo piano il rispetto.
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