La bambola assassina: Steven Spielberg fondamentale nel salvataggio del franchise
Steven Spielberg ha contribuito al franchise de La bambola assassina, proponendo al team creativo del film di incontrarsi con la Universal Pictures.
Nonostante la sua importanza nel mondo dell’horror, il franchise de La bambola assassina ha rischiato di fermarsi dopo il film originale, se non fosse stato per Steven Spielberg
Il primo film de La bambola assassina ha debuttato sul grande schermo nel 1988, divenendo fin da subito un horror sensazionale. Il settimo film della serie, Cult of Chucky, è uscito lo scorso anno, dimostrando che il pubblico mostra ancora un particolare interesse per il franchise.
“Dopo il primo film, ne hanno immediatamente approvato un secondo, perché l’originale era stato realizzato e accolto così bene” ha rivelato il produttore del franchise David Kirschner a Bloody Disgusting. “Eravamo in pre-produzione e avevamo tutto pronto. Ero su un aereo per Cincinnati quando mi chiamò Richard Burger (Responsabile di produzione per la MGM e United Artists). ‘C’è un ragazzo di nome Christopher Skase alla Quintex, stanno comprando l’azienda e non vogliono fare film horror’ mi disse. Ero furioso“.
Anche se la Quintex poteva non essere entusiasta di sviluppare film horror, questo non necessariamente doveva indicare la fine della serie, ma richiedeva ai registi di trovare una nuova casa per il franchise. “Entro 24 ore, tutti nella cittadina avrebbero fatto un’offerta su questa cosa” ricorda Kirschner. Tra le tante telefonate, una era di Steven Spielberg. Il regista ha spinto le menti creative dietro La bambola assassina a incontrarsi con la Universal Pictures, che ha favorito il rapporto tra le due parti.
“Steven disse ‘Avete fatto il primo film con la Universal, dategli una wish list di quello che volete fare e io avrò compiuto il mio lavoro dando a loro il via” ha continuato a ricordare Kirschner. “Devo la mia carriera a lui – sono andato da loro e ho detto ‘Proprio perché me l’ha detto Steven, lo porteremo prima da voi’ e loro ci sono venuti incontro a quasi tutte le richieste. Ecco come sono iniziati i nostri rapporti con la Universal, quando nel frattempo c’erano altri cinque studios che continuavano a farci delle offerte“.