L’avete riconosciuto? La sua vita è stata costellata da angosce ma il suo nome risuonerà per sempre nella storia del cinema
Con atmosfere cupe e cariche di tensione ha scritto la storia del cinema
Tensione interiore e angoscia. In questo modo di fare cinema, è stato un vero e proprio maestro. Nato a Uppsala il 14 luglio 1918 e scomparso a Fårö, 30 luglio 2007, ha dispensato lungo la carriera sul grande schermo delle pietre miliari, regalate lungo i decenni. Rispolveriamo le tappe fondamentali del percorso artistico di Ernst Ingmar Bergman.
Ingmar Bergman: le principali opere e il loro significato
Nel 1944 scrisse la prima sceneggiatura, Spasimo, un anno più avanti realizzò il primo film come regista, Crisi, che, alla pari dei successivi Nave per l’India e Musica nelle tenebre, entrambi datati 1947, affronta, con toni aggressivi, tematiche sociali attinenti alla sfera giovanile.
Allora il modello di riferimento fu il realismo, da cui prese le distanze già nel ’48, quando, girando la pellicola Prigione, avviò la sperimentazione di tecniche surrealiste ed espressioniste per indagare sui comportamenti e la psiche umana.
Ne Il settimo sigillo (1957), uno dei capolavori che ne portano indelebilmente la firma, Ingmar Bergman rifletté, in un geniale affresco medievale, sul rapporto fra Dio e l’uomo, il senso dell’esistenza, la nobiltà e la miseria della natura umana. Gli stessi temi, analizzati tramite la chiave della psicanalisi, sono alla base del successivo Il posto delle fragole.
Con il passare del tempo, ottenne la fama di autore difficile, intellettuale ad oltranza, cupo e destinato a pochi. Impressioni ribadite in lungometraggi come Persona (1966) e Scene da un matrimonio (1973, destinato alla tv), dove condusse alle estreme conseguenze la propria concezione d arte.
L’opera conclusiva, Fanny e Alexander (1983), è uno splendido racconto, in larga parte autobiografico, su due adolescenti svedesi di inizio Novecento, nel quale il regista sviluppò i motivi e le emozioni da cui trassero ispirazione i suoi lavori.