L’avete riconosciuto? L’orrore della sua infanzia ricorda Schindler’s list. Oggi ha 64 anni e fa parte di un trio comico (insieme a una gamba)
Ricordi che suscitano ancora una certa malinconia...
L’attore, comico e sceneggiatore, parte di uno dei trii comici più amati in Italia, ha lavorato per molti anni come infermiere, continuando a coltivare la sua più grande passione: il teatro, che ha iniziato a studiare fin da quando aveva 8 anni. Giacomo Poretti, prima di conoscere Aldo Baglio e Giovanni Storti, formò un duo comico con la fidanzata Marina Massironi nel 1984. Solo un anno dopo, in Sardegna, fece la conoscenza di quelli che sarebbero diventati i suoi inseparabili colleghi e amici. Aldo e Giovanni già lavoravano insieme con il nome di I Suggestionabili. Dopo alcune esperienze in televisione, nel 1991, convinto da Storti stesso, Giacomo si unisce ai due debuttando al Caffè Teatro di Verghera di Samarate, in Lombardia, dando inizio alla storia del noto trio comico di Aldo, Giovanni e Giacomo. Ma oltre a un passato come infermiere, la passione per il teatro e la frequentazione dell’oratorio nella cittadina di Busto Garolfo, vicino Milano, c’è un altro dettaglio della sua infanzia che in realtà lo ha profondamente segnato.
Giacomo Poretti e il suo più triste ricordo d’infanzia
Giacomo Poretti, da bambino, soffriva di linfatismo, una sindrome in realtà molto comune negli anni ’60, che corrispondeva a una forte mancanza di appetito e a un conseguente sviluppo inferiore alla media, considerando anche che si manifestava negli anni della crescita. Per questo i genitori lo mandarono in colonia in vacanza. Vestiti con pantaloncini corti, calze, canottiere e un numero cucito su quest’ultima, un gruppo di bambini, tra cui il piccolo Giacomo, partirono per la Liguria, dove, secondo molti genitori, i loro figli sarebbero guariti dal linfatismo.”Era un mattino del 1960 ed io sapevo già che avrei amato un film, Schindler’s list, che sarebbe uscito 33 anni dopo” dichiarò Poretti durante un’intervista di La Stampa. I bambini enivano smistati in grandi camere dove dormivano tutti insieme e al centro c’era una vigilante, per loro era la “signorina”, che li controllava e dormiva lì.
Poretti ricorda come uno dei momenti più tristi, il giorno in cui arrivava la porta, perché non sempre tutti i bambini ricevevano cartoline o foto da parte dei genitori, causando una profonda sofferenza. Nonostante i bambini stessero al mare, il giorno più bello, secondo Poretti, della sua vita, così come di quella di molti altri, era quando si tornava a casa, quando saliva sul treno diretto a Milano. Ecco che il mare, all’attore, gli suscita sempre una serie di sensazioni che lo portano a quel brutto ricordo, anche dopo che le colonie sono state smantellate e il linfatismo non più considerato una malattia.