L’avete riconosciuto? Saper suonare gli ha salvato la vita, ha denunciato Dario Argento e aiutato Owen Wilson ad apprezzare il presente
I genitori sono stati i primi a sostenerlo!
Che abbia un volto riconoscibile se ne sono accorti pure quelli della Fiat, pronti a ingaggiarlo come testimonial nel 2016-2017. Se in passato i grandi nomi dello star system tendevano a snobbare le pubblicità, reputandole quasi degradanti, ormai il pregiudizio è scomparso. E se le può accettare uno della statura di Adrien Brody, nessun nome è troppo grande per uno spot.
Nato a New York il 14 aprile del 1973, Adrien cresce nel Queens e si iscrive giovanissimo alla scuola d’Arte drammatica, spronato dal padre Elliott, professore, e dalla madre Sylvia, fotografa e giornalista. Ha la stoffa del fuoriclasse Adrien Brody, tanto che ben presto debutta, al fianco di Mary Tyler Moore, nella sitcom tv Annie McGuire.
Adrien Brody: al piano ha dimostrato di che pasta è fatto!
Trasferitosi a Los Angeles, ottiene nel 1993 un ruolo in Piccolo grande Aaron, diretto da Steven Soderbergh. Dopo alcune pellicole indipendenti, incoraggiato da Terrence Malick (con cui lavora ne La sottile linea rossa), invia a Spike Lee un suo provino e viene scritturato per la parte del sospetto serial killer nel film S.O.S. Summer of Sam – Panico a New York (1999).
Di talento Adrien Brody ne possiede in quantità, i registi di fama cominciano ad apprezzarlo parecchio: per la consacrazione internazionale serve ora salire sul treno giusto, che passa nel 2002 con Il pianista di Roman Polanski.
La commovente e intensa interpretazione di Władysław Szpilman, il pianista che grazie alle sue doti sopravvisse nel Ghetto di Varsavia, è magistrale e la critica lo ripaga, anche con il Premio Oscar 2003 come miglior attore protagonista. Adrien Brody diventa così il più giovane vincitore della statuetta, battendo il record di Richard Dreyfuss che durava dal 1978.
Ormai è fatta: il mondo si è accorto di lui e Brody può, dunque, dividersi tra cinema “poco impegnato” (King Kong del 2005 incassa oltre 550 milioni di dollari) e cinema d’autore. Nel 2011 impersona Salvador Dalì e aiuta il protagonista Gil (Owen Wilson) ad apprezzare il presente.
Una delle poche delusioni in carriera, Adrien Brody la rimedia sotto la guida di Dario Argento in Giallo. La pellicola registra continui disguidi e viene immessa direttamente sul mercato in home video. L’interprete sporge denuncia contro la produzione per lesione dei diritti d’immagine e inadempienze contrattuali, chiedendo inoltre il blocco dell’uscita presso la Corte Federale della California.