Le regole del caos: la storia vera degli incredibili giardini di Versailles nel film con Kate Winslet
Andiamo a ripercorre i fatti reali dietro alla realizzazione dei giardini di Versailles
Il film Le regole del caos di Alan Rickman racconta la costruzione di un giardino a Versailles con Kate Winslet nei panni di un immaginario giardiniere paesaggista con un debole per il caotico. Andre le Notre (Matthias Schoenaerts), ossessionato dall’ordine, la assume a malincuore e… gli sviluppi sono piuttosto facili da prevedere. In questo caso, andiamo, però, a ricostruire la vera storia della realizzazione dei giardini di Versailles.
Le regole del caos: la vera creazione dei giardini di Versailles
Prima che Le Notre se ne occupò, gli fu commissionato di lavorare con l’architetto Louis le Vau e il pittore Charles le Brun sul nuovo Chateaux de Vaux-le-Vicomte del ministro delle finanze francese Nicholas Fouquet.
Non si badò a spese e la cerimonia inaugurale nel 1661 toccò l’apice della stravaganza, in un’epoca – raccontata da Le regole del caos – nota per gli eccessi. Le fontane suonavano, le balene di cartapesta galleggiavano sul lago, Molière presentò in anteprima un nuovo spettacolo e il giovane re Luigi IV (Rickman) fu l’ospite d’onore.
La festa si rivelò incredibile. Fouquet (che, in un certo senso, contribuì al futuro capolavoro che ha ispirato Le regole del caos) aveva ampiamente messo mano nelle casse francesi e, sebbene non fosse certamente l’unico aristocratico a trarne beneficio, aveva potenti nemici. Tre giorno dopo aver sventolato le proprie ricchezze davanti a sua maestà, finì in arresto con l’accusa di frode. Non vide mai più Vaux e morì 19 anni più tardi.
A Le Notre e i suoi colleghi andò meglio. Il re ordinò al trio di partire da Versailles e li avvertì: sarebbe loro convenuto che avesse superato Vaux. Le Notre adottò molte delle tecniche paesaggistiche d’avanguardia sviluppate per Fouquet nell’opera ritratta ne Le regole del caos. Aveva un occhio fantastico nell’abbinare l’architettura e la piantagione alla topografia del sito.
Era peraltro un abile matematico che escogitava sorprese. La Grotta di Teti, immortalata ne Le regole del caos, fu concepita come sala da ballo all’aperto con pavimentazione in marmo, posti a sedere a più file e fontane che scorrevano lungo livelli di pietra e conchiglie. Celato nella parte superiore, un serbatoio fu implementato al fine di alimentare le fontane nei giardini inferiori.