Luisa Spagnoli: la miniserie Rai tra baci e alta moda
Luisa Spagnoli è nota agli italiani per la celebre linea di abbigliamento classico femminile, ma non tutti sono a conoscenza della vita di una delle fondatrici più stimate di quello che è uno dei più grandi marchi del prêt-à-porter. Dietro questo semplice nome si cela un’avvincente e influente donna italiana del Novecento. Anche se sconosciuta ai libri di testo scolastici, non lo è di certo per la Rai che decide di raccontare la sua storia attraverso una miniserie di due puntate, andate in onda l’1 e 2 febbraio in prima visione su Rai Uno.
Luisa Spagnoli: il racconto della Rai tra moda, coraggio e Baci Perugina
Portare alla luce grandi icone è da sempre è stato compito del cinema hollywoodiano che ancora oggi illustra profili di donne coraggiose come Joy Mangano, interpretata dall’acclamata Jennifer Lawrence o intraprendenti come la Carol interpretata da Cate Blanchett. Dopotutto anche la nostra rete televisiva è incline a tali profili, basti pensare alla serie di qualche tempo fa sulle Sorelle Fontana (giusto per rimanere nell’ambito della moda). Con Luisa Spagnoli la Rai porta sul piccolo schermo la storia di una donna forte, creatrice di un impero imprenditoriale, senza banalizzarla.
Di umili origini, nasce a Perugia nel 1877, Luisa Sargenti a venti anni incontra Annibale Spagnoli con il quale si sposerà. Con molto spirito d’iniziativa, Luisa convince il marito ad acquistare una drogheria nel centro della città, in cui inizierà a produrre e vendere confetti. Da quel momento la vita della Spagnoli sarà un crescendo di successi a partire dall’entrata in società con Francesco Buitoni, col quale fonderà la leggendaria Perugina. Durante la grande guerra riesce a far lavorare molte donne in fabbrica, inaugura le prime nursery e introduce il diritto di allattamento. Ma le sue attività non terminano qui, Luisa aveva anche la passione per i vestiti che trasmise ai tre figli. Uno di questi, Mario Spagnoli, trasformò la piccola attività della madre in un’industria d’abbigliamento offrendo moltissimi posti di lavoro. E come molti altri grandi marchi, anche questo viene tramandato di generazione in generazione.
La miniserie diretta dal regista Lodovico Gasparini, inscena le lotte contro le rigide convenzioni dell’ epoca portate avanti da un’inarrestabile donna ma, come spesso accade per la maggior parte dei prodotti italiani, da un’ottima idea spesso non deriva un buon prodotto. C’è da dire che gli standard Rai, purtroppo, devono fare i conti con un pubblico amante di storie d’amore complicate (come la soap opera spagnola Il Segreto) e per fare di Luisa Spagnoli una piccola serie di successo, sono state inserite anche qui alcune scene romantiche sopratutto nel primo episodio, incentrato in gran parte sulla relazione drammatica di Luisa e Annibale.
Forse a rendere così tragica la vicenda non è solo il matrimonio della protagonista; le recitazioni dell’attrice napoletana Luisa Ranieri, nel ruolo di Luisa Spagnoli e quella di Gianmarco Tognazzi nei panni del conte Icilio Sangiorgi, appaiono eccessivamente impostate. Per fortuna i due sono supportati da eccellenti attori del nostro panorama: Massimo Dapporto (Francesco Buitoni), Antonello Fassari (padrone della confetteria), Franco Castellano e Vinicio Marchioni (Annibale Spagnoli).
L’ accostamento alla J.J. Abrams tra attori noti e non, salva in parte la serie rendendola più equilibrata, anche se la sceneggiatura presenta dei limiti specialmente nei dialoghi troppo semplificati e nella narrazione che si sofferma maggiormente sulle caratteristiche dei personaggi piuttosto che su altri aspetti, come la grafica della guerra rappresentata inverosimilmente.
La debole sceneggiatura tuttavia non ostacola il prodotto che nel suo piccolo, riesce a coniugare affari e sentimenti raccontando i problemi della Spagnoli: la paura di ribellarsi a una società ostile, il sacrificio e il bisogno di farsi strada attraverso uomini per riuscire a raggiungere il proprio obiettivo in un contesto ostile mostrato con scenari perugini e costumi fedeli ai primi del Novecento.
Forte è invece il messaggio che vuole trasparire dalla miniserie Rai: mai arrendersi e imparare dai propri errori perché sbagliando si può solo che imparare. Un grande insegnamento per tutti coloro che non credono in se stessi!