Maradona: da Salemme a Sorrentino, l’addio del cinema italiano
Il cinema italiano si è unito nell'omaggio a Diego Armando Maradona, il leggendario calciatore argentino scomparso all'età di 60 anni.
Molti attori e registi italiani hanno espresso via social e interviste il proprio cordoglio per la morte di Maradona
Diego Armando Maradona è morto. Se ne va all’improvviso un pezzo di storia, una delle massime espressioni della parola talento, una dote che – amanti del calcio o no – non è potuta passare inosservata, portando anche molti esponenti del cinema italiano – soprattutto nativi di quella Napoli che tanto ha dato e tanto ha ricevuto dal Pibe de oro – a lasciare un messaggio sui social, salutando con incredula commozione questo immenso artista sportivo.
Salvatore Esposito, protagonista di Gomorra nel ruolo di Genny Savastano, dopo aver appreso in diretta della morte di Maradona, ha voluto omaggiarlo sul suo profilo Instagram con poche parole, ma piene di significato:
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Vincenzo Salemme ha scritto una vera e propria lettera, in cui si rivolge in prima persona al calciatore, ripercorrendone successi e cadute, con grande affetto e rispetto.
Signor Diego Armando Maradona, mi chiamo Vincenzo Salemme e faccio l’attore. Non ho avuto la fortuna di conoscerla…
Pubblicato da Vincenzo Salemme su Mercoledì 25 novembre 2020
Paolo Sorrentino ha commentato la morte di Maradona all’Ansa, riferendosi alla leggenda del calcio con le seguenti parole:
Non è morto. È solo andato a giocare in trasferta
Il regista Neri Parenti ha raccontato come lui e Aurelio De Laurentiis sono riusciti a convincere Maradona a recitare nel suo film Tifosi, lasciandogli completa carta bianca su tempi e modalità e con l’imprescindibile clausola di nessuna scena col pallone:
“Era nel suo periodo più buio, quando aveva problemi di droga ed era circondato da personaggi loschi” – ha detto Parenti – “Accettò solo per soldi e con due patti: avrebbe deciso lui, anche all’improvviso, quando era disponibile e nessuna scena con il pallone. Organizzammo due troupe, 12 ore ognuno. Io in perenne allerta. Diego era in parte conscio della sua condizione e si è scusato: gli volevano bene tutti”.
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