Mario Merola e il suo funerale-spettacolo: dalla foto usata come santino ai fuochi d’artificio, tutti i dettagli di un addio sopra le righe

Per dare l'ultimo saluto a Mario Merola, il 14 novembre 2006 la città di Napoli si fermò completamente.

È stato uno dei maggiori esponenti della musica e della cultura napoletana e ancora oggi viene considerato uno degli emblemi di Napoli. Era soprannominato Il Re della sceneggiata, perché grazie a lui “la sceneggiata“, genere di rappresentazione popolare nato e sviluppatosi a Napoli tra gli anni venti e gli anni quaranta del Novecento, è diventata un vero e proprio genere cinematografico. Stiamo parlando, naturalmente, di Mario Merola.

Mario Merola e il suo funerale-spettacolo

Mario Merola, cinematographe.it

Il cantante e attore napoletano, il 7 novembre 2006, venne ricoverato improvvisamente in rianimazione presso l’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia dopo aver mangiato delle cozze crude. Cinque giorno dopo, ovvero domenica 12 novembre intorno alle 21, i medici dichiararono la sua morte a causa di un arresto cardiocircolatorio.

Il suo funerale si svolse il 14 novembre 2006 nella Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore, la stessa dove Mario Merola si era sposato e dove nel 1967 si svolse il funerale di Totò. A celebrare la cerimonia fu padre Alfredo Di Cerbo che durante l’omelia disse:

La vita di Merola è stata vissuta e cantata nei suoi colori più umani, il Signore avrà accolto in Paradiso Mario, anche per ogni volta che le sue note hanno toccato il cuore di qualcuno, aiutando a scegliere la pace e il bene.

Ad assistere alla cerimonia funebre c’erano diverse autorità politiche, colleghi come Amedeo Minghi, Gigi D’Alessio e Nino D’Angelo ma soprattutto oltre 40.000 persone che accorsero fuori dalla chiesa per dare l’ultimo saluto al loro mito. La messa fu interrotta più di una volta da applausi scroscianti e da cori. Alcuni avevano una sua foto come se fosse una sorta di santino.

 

Sul suo feretro, vennero poste decine di sciarpe del Napoli e una del Palermo, portata personalmente da un capò ultra della squadra rosanero. Ma non solo, anche una maschera di pulcinella, una foto che lo ritraeva durante una delle sue sceneggiate e un mazzo di carte per lo chemin de fer, uno dei suoi giochi preferiti.

Terminata la cerimonia, il feretro sfilò tra due ali di folla tra applausi scroscianti e lacrime. Il tutto mentre dei fuochisti fecero esplodere decine e decine di fuochi d’artificio. Almeno 20.000 persone seguirono la bara dalla Basilica al Cimitero Monumentale di Napoli, dove ancora oggi l’artista è sepolto.