Romics 2018 – Martin Freeman su Sherlock 5 e Ghost Stories
L'attore Martin Freeman, volto noto per Lo Hobbit, la serie tv Sherlock e l'ultimo film Marvel, ha incontrato i fan al Romics 2018. L'attore ha parlato dei suoi progetti futuri e del suo prossimo film, Ghost Stories.
Ruoli iconici quelli che nel corso della sua carriera ha interpretato l’attore Martin Freeman. Dall’Arthur Dent perso nello spazio di Guida galattica per gli autostoppisti (2005) al dottor Watson tornato dalla guerra della serie televisiva Sherlock, fino ad impersonare la figura mitizzata del personaggio letterario poi cinematografico Bilbo Baggins nella trilogia de Lo Hobbit, prequel de Il signore degli anelli. Freeman è entrato a far parte anche dell’esteso universo Marvel con il personaggio di Everett Ross, agente della CIA che si ritroverà immischiato nelle vicende che vedranno ribaltare le sorti del Wakanda in Black Panther.
Martin Freeman è stato accolto come ospite della XXIII edizione del Romics dal 5 all’8 aprile in quanto vincitore del Romics D’Oro, assegnato per la prima volta ad un attore. Prima della consegna del premio, l’interprete britannico ha tenuto un incontro aperto con il pubblico che ha visto oltre tremila spettatori ripercorrere insieme a Freeman alcuni dei personaggi dei suoi lavori. È grazie all’opera di Douglas Adams che il pubblico ha potuto vedere l’attore immerso in una realtà nerd come quella della Guida galattica per gli autostoppisti, molto cara alla cultura inglese e che Martin Freeman ha imparato a conoscere in famiglia, vedendo la serie televisiva che anni prima era stata creata. Un ruolo che gli dissero essere adatto per lui e che riuscì a conquistare, volando in un universo di bizzarrie ed asciugamani.
Guida galattica per autostoppisti, Lo Hobbit, Sherlock: i ruoli iconici di Martin Freeman
Il viaggio dell’eroe è tra i più noti stilemi della narrazione classica e molte volte i personaggi di cui ha vestito i panni Freeman si sono trovati ad affrontare un particolare punto di quest’avventura: il rifiuto della chiamata. Chi può dimenticare l’opposizione di Bilbo Baggins di fronte al Gandalf di Ian McKellen nel primo film della trilogia diretta da Peter Jackson. Un personaggio, quello di Bilbo, a cui l’attore si è approcciato dimenticando la sua natura umana e tentando di addentrarsi appieno nel mondo ideato da J.R.R. Tolkien. Un piccolo hobbit che deve combattere perché il più in basso nella catena alimentare.
Immancabile è stato il riferimento durante l’incontro alla serie tv che forse maggiormente lo ha aperto ad un numero così ampio di persone: Sherlock, riadattamento dei classici di Sir Arthur Conan Doyle in cui incarna le vesti del dottor John Watson, collega nonché amico dell’ingestibile e geniale investigatore privato Sherlock Holmes. Un ruolo, quello del dottor Watson, che Martin Freeman racconta ricordando la scena in cui chiede un ultimo miracolo a Sherlock, quello di non essere morto. Un uomo che non ha mai saputo entrare in contatto con la propria vulnerabilità e si ritrova invece ora ad affrontarla, una scena che a Freeman è piaciuto molto girare. Ma, dopo il commovente ricordo della sequenza del telefilm, arriva la triste notizia per tutti i fan: su una possibile quinta stagione di Sherlock Martin Freeman non può dire niente proprio perché non ne sa niente. Una notizia che oramai tutti gli appassionati sono soliti leggere o ascoltare, continuando nonostante tutto a sperare in un ritorno del duo composto insieme a Benedict Cumberbatch sul piccolo schermo.
Martin Freeman e il suo nuovo film horror Ghost Stories: “Lo ammetto, sono un fifone.”
Non solo però lavori passati, durante l’incontro arriva il momento di parlare del nuovo film che vede protagonista l’attore inglese. Si tratta di Ghost Stories, in uscita nelle nostre sale il 19 aprile che vede unirsi insieme quel tocco di humor british ad un’atmosfera terrorizzante. “Ghost Stories non solo è un horror, è un film che parla della nostra psicologia.” dice Martin Freeman, chiudendo il bell’incontro non vergognandosi di confessare di avere paura lui stesso di opere dell’orrore. “Quando sono a casa e sto guardando un film horror sento che ad un certo punto devo fermarmi. Metto stop, mi alzo, preparo una tazza di tè o metto su un po’ di musica. Quando sento che mi sta entrando nella testa devo fare una pausa, poi quando mi sono calmato schiaccio play e ricomincio. Devo ammetterlo, sono un fifone.”.