Natalie Portman contro Pulp Fiction e Quentin Tarantino: “La violenza è ormai usata come commedia”
Natalie Portman mette in guardia il pubblico sull'estremo uso della violenza sul grande schermo.
A 43 anni, l’attrice Natalie Portman, nata in Israele e oggi cittadina americana, è riconosciuta come una delle interpreti più versatili e rispettate di Hollywood. Sin dai suoi esordi da giovane prodigio in film come The Professional (1994) di Luc Besson e Beautiful Girls (1996) di Ted Demme, Portman ha incantato il pubblico con il suo talento e una dedizione profonda alla recitazione. La sua carriera è stata coronata da un Oscar come Miglior Attrice Protagonista per il ruolo in Black Swan (2010) di Darren Aronofsky, e ha ricevuto altre due nomination agli Oscar: una come Miglior Attrice Non Protagonista per Closer (2004) di Mike Nichols e una come Miglior Attrice Protagonista per Jackie (2016) di Pablo Larraín. Oltre al suo lavoro cinematografico, Portman si distingue per il suo impegno sociale e il sostegno a cause importanti. Con una laurea in psicologia ottenuta ad Harvard, è anche una figura intellettualmente impegnata, che non ha paura di affrontare questioni complesse e sensibilizzare la società.
“La violenza è ormai usata in tutti i film come forma di commedia”
Verso la metà degli anni ’90, quando Portman iniziava a costruirsi una carriera nel cinema, uscì uno dei film più iconici e controversi del decennio: Pulp Fiction (1994) di Quentin Tarantino. In un’intervista al Los Angeles Times del 1996, Portman rifletté sull’impatto di questo film e sull’uso crescente della violenza sul grande schermo: “Viviamo in un mondo violento, e la violenza può essere usata nel cinema per spingerci a riflettere su questa realtà. Tuttavia, dopo il successo di Pulp Fiction, sembra che ogni film contenga violenza, e spesso è presentata come una forma di commedia, con il pubblico che ride mentre qualcuno viene fatto saltare in aria. A volte dobbiamo trovare il lato umoristico nelle cose brutte per alleviare il dolore, ma è inquietante vedere la violenza diventare fonte di risate”.
Il giudizio di Portman sull’uso della violenza nel cinema, banalizzata dopo il fenomeno Pulp Fiction, è apparso quasi profetico. L’approccio provocatorio e innovativo di Tarantino, che presenta spesso la violenza in modo ironico, ha influenzato un’intera generazione di registi che hanno continuato a spingere i limiti di ciò che il pubblico è disposto ad accettare. Mentre alcuni lodano questo stile come un riflesso realistico di un mondo sempre più complesso e instabile, la preoccupazione espressa da Portman per la crescente leggerezza con cui viene trattata la violenza rimane ancora oggi un tema di dibattito nell’industria cinematografica.
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